Adolescenti chiusi in camera, come comportarsi

Fuori dalla mia stanza

Adolescenti chiusi in camera. Quattro mura che diventano inaccessibili.  Un mondo dove rifugiarsi, chattare, lasciare montagne di maglie per terra, i libri sul letto, gli armadi aperti, i cassetti pure. Dove sentirsi protetti.

La stanza dei figli.  Un luogo speciale in cui trascorrere molte ore. Una zona franca dove nascondere segreti e sognare a occhi aperti. Un posto per evadere senza uscire di casa. Per i genitori, vietato entrare. Se proprio devono, meglio bussare.

 

Adolescenti chiusi in camera

Qualche anno fa, mentre parlavo con la maestra di mia figlia dei  gemelli e del  loro disordine in ogni angolo a disposizione,  mi aveva detto “appena crescono cambia tutto. Quando torno a casa, trovo tutto buio e i miei ragazzi sono barricati in camera”.

Ora capita anche a me. Mio figlio passa ore nella stanza. Porta chiusa, ascolta molte volte di seguito Torna a casa e Morirò da re dei Maneskin, guarda gli anime giapponesi,  organizza uscite per catturare Pokemon. Mia figlia, cuffie incollate alle orecchie,  canta  a ripetizione le parole di  Cherofobia (il brano di Martina Attili a XFactor)  Come te la spiego la paura di essere felici … la bambina è cresciuta troppo in fretta, tra i muri di una cameretta. 

 

Le pareti come un muro emotivo

Loro dentro la stanza e tutto il mondo fuori.  Il piccolino e la piccolina che tenevamo sulle ginocchia, pendevano dalle nostre labbra sino a poco tempo prima adesso sono in bilico tra picchi di entusiasmo e grovigli di inquietudine. E, nel frattempo,  sollevano un muro emotivo. “L’adolescenza è un periodo di forte discontinuità“, commenta la psicologa e psicoterapeuta Roberta Altieri,  “nascono nuovi bisogni da dentro, come la curiosità verso l’altro sesso,  e nuove richieste da fuori come l’autonomia e l’acquisizione di nuove competenze”.

“È un processo lungo e lento che richiede molte energie psichiche. A volte, porta a un ripiegamento in sé e a maggiori momenti di riflessione e di confronto con i coetanei  e non con gli adulti. Per questa ragione molti ragazzi si chiudono in camera. Creano un mondo proprio dentro casa,  distante ma allo stesso tempo vicino alla famiglia”.

 

Un angolo riservato

Lo spazio esterno è, insomma, una estensione dello spazio psichico che vive un momento di maturazione e rielaborazione.

“Ecco perché è  importante che l’adolescente abbia in casa un luogo tutto per sé”, aggiunge la psicologa.  “Se non è possibile dargli un’intera stanza perché ci sono altri fratelli, si potrebbe fargli organizzare un piccolo angolo all’interno della stessa camera, dividendo l’ambiente, oppure anche in soggiorno o in soffitta purché possa avere i suoi momenti di riservatezza almeno per una parte della giornata. Ho conosciuto più di un ragazzo che si è organizzato uno spazio appartato addirittura nello sgabuzzino!”.

 

Parola d’ordine, disordine

E noi genitori? “Dobbiamo rispettare questa esigenza dei figli, soprattutto quando non hanno altri ambiti di autonomia, lasciando libertà di gestione e cercando di non imporre regole troppo rigide sull’ordine e il disordine”, prosegue Roberta Altieri.

Perché nel viaggio psichedelico che è l’adolescenza, il caos, spesso (così dalle parti casa mia) è la norma. Jeans, felpe, cd, libri, caricatori del cellulare ammucchiati, più briciole e vasetti vuoti di budino al cioccolato E poi fogli protocollo (quelli che non si trovano mai) carte Vanguard e anche qualche unicorno di peluche.

Un modo di affermarsi e differenziarsi dalla mamma e dal papà. Come se lo scompiglio servisse a tenere lontano una mentalità perfezionista per gli adolescenti  un po’ prematura. “Il disordine della stanza di un adolescente rispetta la transizione della crescita”, ci rassicura il neuropsichiatra infantile Giovanni Bollea. Magari se andrà bene,  mi dico, il disordine prelude a un futuro meticoloso.

 

Mantenere la vicinanza emotiva

E i genitori come possono comportarsi quando i figli si chiudono in camera per ore? Intanto, ci tocca frenare la curiosità.  Meglio non costringerli a tenere la porta della stanza aperta o a parlare con noi a tutti i costi: si rischia il risultato opposto.  “Bussare prima di entrare dimostra che rispettiamo la loro riservatezza”, prosegue la psicologa.

Quella porta chiusa a volte dà fastidio però è meglio coltivare la relazione con i ragazzi attraverso l’ascolto e la vicinanza emotiva, sfruttando i momenti di condivisione anche se capitano sulla soglia della stanza.

È anche importante far sentire il nostro interesse verso tutto ciò che fanno. Perché dietro la porta, in certi momenti sbattuta con rabbia, ci sono ragazzi adolescenti che hanno bisogno di noi.

 

Osservarli da lontano

Certo, bisogna stabilire con loro dei limiti e definire il tempo che per noi  è importante trascorrere insieme:  il pranzo, la cena o anche guardare un film o una serie tv.

Stare chiusi in camera, ricordano educatori e psicologi, spesso vuol dire avere  una connessione Internet a disposizione. Se i ragazzi navigano in libertà ci vuole molta attenzione ai rischi della rete.  Un controllo a distanza costante e informato dell’accesso al web può evitare episodi e incontri virtuali sgradevoli.

 

Evitare di farli isolare

Se gli adolescenti rimangono chiusi in camera non vuol dire che hanno qualche problema o difficoltà.  Anche la noia aiuta il processo di crescita e stimola la riflessione e la creatività.  I muri della stanza rappresentano un perimetro per costruire l’identità e creare la trama di nuovi comportamenti.

Quando invece notiamo cambiamenti nella vita quotidiana dei ragazzi, se si rifiutano di fare uno sport o altre attività di svago, di uscire con gli amici o andare a scuola,  allora per noi genitori  è il caso di aprire quella porta e approfondire i loro stati d’animo. E, stavolta, anche di essere curiosi.

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4 Comments
  • Mamma Naturale

    5 Dicembre 2018 at 17:15 Rispondi

    io sono mamma di un piccolo di quasi 2 anni e non riesco a vederlo adolescente sarà una fase in cui il distacco sarà veramente faticoso per una madre che vede scappare via i propri figli ma deve lasciarli andare

    • Roberta Chessa

      11 Dicembre 2018 at 16:26 Rispondi

      Il passaggio all’adolescenza dei nostri ragazzi è graduale e anche il distacco. Un fatto è certo: bisogna godersi ogni attimo di quando sono piccoli perché in adolescenza cercano in tutti i modi l’autonomia. E, se pure con prudenza, dobbiamo lasciarli andare e rispettare i loro spazi.

  • Grigio72

    20 Luglio 2021 at 12:40 Rispondi

    Mio figlio, 16 anni, non esce mai. Io e mia moglie ci guardiamo stupefatti quando ci ascoltiamo dirgli “per favore esci, chiama qualche amico, fai qualcosa”. L’esatto opposto delle nostre adolescenze. Eppure a lui non interessa nulla. Sta in camera a guardare video. Non vuole uscire con gli amici, non vuole chiamarli. Gli interessa solo andare a giocare a calcio con la sua squadra, ma non va a giocare al campetto…2 volte in tutta l’Estate. Francamente per me padre è una sofferenza guardarlo buttare via un’Estate così. Dopo una bocciatura fra l’altro. Speravo di poterlo punire dicendogli che non può uscire, invece non esce già da solo… Non sappiamo più come affrontare la cosa. Non ci sembra depresso o triste. Semplicemente non esce mai di casa e non frequesta gente della sua età al di fuori della scuola o del calcio, che però d’Estate è in pausa. La depressione viene a me a vederlo così.

    • Roberta Chessa

      20 Luglio 2021 at 16:17 Rispondi

      Caro papà, il comportamento di tuo figlio è comune a molti adolescenti. La pandemia, il lockdown e i lunghi mesi di scuola a distanza hanno determinato l’aumento di queste situazioni e accentuato il disagio di tanti giovani. Non è semplice trovare parole e modi per stare vicino ai ragazzi, di sicuro le forzature non servono. Credo che per loro, anche se non lo dimostrano, sia importante sentire i genitori vicini e comprensivi. Da madre, capisco la sofferenza e il dispiacere nel vedere un figlio trascorrere un tempo che dovrebbe essere di gioia, spensieratezza e vita sociale, chiuso in casa. Se vi sembra opportuno e avete dubbi, valutate il parere o il supporto di uno specialista. Un caro saluto

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