Cambiamenti e preadolescenza, alfabeto di nuove emozioni

Cambiamenti e preadolescenza, prima parte

Cambiamenti e preadolescenza. Resisto. Ci provo – aiuto si trasformano i gemelli- ma non riesco a fermare il tempo. Certo, non c’è un momento esatto in cui non siamo più bambini, ma i segnali e i mutamenti dei preadolescenti ci sono. E così vedo i miei figli attraversare quel passaggio allegro e spinoso, luccicante e ombroso dell’infanzia che si fa giovinezza.

 

Cambiamenti e preadolescenza

Forme accennate e morbide, sguardi nuovi, segreti, tormenti acerbi. I cambiamenti nella preadolescenza sono storie di tuttu i giorni. E provo a raccontarli in un alfabeto di emozioni, pensieri e parole, curiosità e malinconia da infanzia che se ne va. E, dato che mettere  tutte le lettere insieme sarebbe troppo lungo, comincio con le prime dieci. Per le altre, c’è la seconda parte dell’alfabeto. 

 

Baci e nuove acconciature

Attesa. Quella piena di entusiasmo dei giorni che verranno, del domani. Curiosità vorace, inquietudine, a volte fretta. “Voglio iscrivermi al liceo linguistico”, dice lei, la gemella “ma sei solo in prima media!”. “Così ho già deciso”.

Bacio.“Mamma, come si stanno baciando quei due?”, dice lui, il fratello, con curiosità mista a pudore. “Con la lingua” “Che schifo! Beh, non so, forse quando sarò più grande”.

Capelli. Portati da lei, la gemella, lunghi, sciolti sulle spalle senza un filo di vanità, divisi da una riga in mezzo. Ieri, dopo ore passate nella stanza a pensare, disegnare, forse chattare, è uscita con una nuova acconciatura. I lunghi capelli pettinati con la riga da una parte. Un ciuffo per coprire gli stessi occhi limpidi, ma uno sguardo diverso da piccola donna. Che cerca qualcosa. Lontano.

 

Il senso del tempo e la nuova identità

Dopo. Dopo finisco la ricerca di geografia, il compito di arte, il ripasso di storia. Il libro “L’età dello tsunami” mi conforta “i preadolescenti si trovano in enorme difficoltà quando devono crearsi una visione realistica del tempo a disposizione e riflettere sul modo migliore di organizzarlo”. E allora ripesco la frase della nonna A “siete ancora a carissimo amico Giuseppe!”, però sbrigatevi. Perché portare a termine un compito, anche piccolo, è una bella soddisfazione, vero?

Esperienze. Ogni giorno una nuova da provare. Come quella di guardarsi dentro. Di farsi delle domande. Di esplorare il passaggio dalla stupenda inconsapevolezza di sé al vedersi anche in relazione agli sguardi e ai pensieri degli altri.

Futuro. Ne parlano con serenità, lo aspettano senza i troppi programmi della vita adulta. Ci rifletto meglio osservandoli ora mentre guardano il presente e lo trasformano, subito, in futuro.

 

Progetti, gelosia e insicurezza

Gelosia. Confesso, la temevo. Non essere gli unici in famiglia ad attraversare un momento delicato, ma in due, può favorire crucci e rivalità. Non è successo, non ancora. Cambiano insieme, i gemelli, fra litigi fulminei, solidarietà vera e balzi in avanti. Un giorno tocca a lei, un giorno a lui. Io attentissima a bilanciare azioni e attenzioni. Loro a farmi sentire un po’ in colpa per un’occhiata dolce in meno o un’inconsapevole mancanza di complicità con l’uno o con l’altra.

Insicurezza. C’è un’identità tutta nuova da costruire, una personalità da modellare. Lui, il fratello gemello, dopo essere tornato da casa dell’amico P a cui è molto legato, si è chiuso in camera con la faccia scura. “Come è andata, siete stati bene?” “Sì, ma chissà se domani gli sarò ancora simpatico”.

Leggerezza. Di un’età luminosa e sconclusionata in cui, pronti a tuffarsi nella vita, mi viene da dire: “questo non puoi farlo, sei ancora un bambino”. Oppure “potresti provare, sei già grande non più una bambina”. Perché sono vere entrambe le cose. Perché nessuna delle due è vera. Perché bisogna aspettare ancora perché una delle due si avveri.

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