Come è andata a scuola

Non chiedermi come è andata a scuola

Come è andata a scuola? Bene. Cosa hai fatto? Tante attività. Come è andata a scuola? Mah, così così. Cosa avete fatto? Poche cose, certe molto noiose. Queste, a volte,  le risposte dei miei figli di fronte alla più classica delle domande quando tornano a casa o ci vediamo all’uscita di scuola. Di solito, lei è più positiva, ma sempre sintetica. Lui non si sbilancia, ma certe volte, se ha la faccia scura, mi fa immaginare che siano  successe chissà quali cose.

 

Molti bambini, e ancora di più i preadolescenti come i miei due, non sempre amano sentirsi chiedere: come è andata a scuola? Eppure, nonostante sappia bene cosa mi aspetta, ci casco sempre. Curiosità, istinto, e poi mi dico ci sono sempre le sorprese. Quando erano piccoli, i miei bambini erano ancora più ermetici. Né lui, il fratello gemello, né la sorella raccontavano granché delle ore passate sui banchi. A volte mi sono persa pure qualche pezzo, o mi sono sentita dire: come non sai che oggi hanno parlato di come fare il compost con l’erba tagliata e le foglie del giardino? Beh, no, non so nulla…

 

Come è andata a scuola? Meglio non chiederlo subito

Secondo gli esperti sarebbe meglio non fare questa domanda diretta. Qualche tempo fa sul New York Times è apparso un articolo in cui la psicologa Lisa Damour spiegava bene il perché: ” I bambini e anche gli adolescenti che non raccontano nulla hanno buone ragioni. Possono divertirsi a scuola con i loro amici, ma sono anche a stretto contatto con persone che non hanno scelto. E poi sono stanchi perciò desiderano parlare d’altro e distrarsi”. Come del resto succede anche a noi genitori alla fine di una giornata di lavoro. Abbiamo sempre voglia di raccontare?

C’è anche dell’altro. I più piccoli fanno fatica a recuperare i singoli ricordi della giornata. Le loro risposte vaghe quindi non manifestano disinteresse o chiusura, ma difficoltà nel ripescare i fatti dalla memoria. Come farli sciogliere allora?

 

Ristabilire un contatto

Intanto, dopo l’uscita da scuola, è importante ristabilire un contatto fisico: un bacio, un abbraccio, una coccola hanno un effetto magico e fanno più di tante parole e domande a raffica. Anche un sorriso silenzioso può comunicare tante emozioni. I pedagogisti consigliano pure di dire come stai? che bello rivederti! Mi sei mancata o mancato moltissimo, chissà quante cose belle hai fatto, frasi che mettono subito i bambini a loro agio. Con i più piccoli è molto importante fare qualcosa di piacevole: una passeggiata, un giro al parco vicino a casa, un gioco. Anche andare a fare la spesa e poi cucinare assieme può essere un momento divertente di condivisione, un’occasione per parlare.

Per iniziare un dialogo possiamo cominciare noi adulti. “Oggi al lavoro ho conosciuto una collega molto simpatica che ha un bambino come te”. Così si dà un esempio e, allo stesso tempo, si suscita l’interesse della bambina o del bambino.

 

Ci sono domande alternative

Ci sono comunque molte domande alternative per non chiedere ai figli: come è andata a scuola? Alcune le ho sperimentate con successo, altre mi sono state suggerite da educatori, psicologi, pedagogisti. E anche da altre mamme. Quindi si può provare a dire : qual è stata la cosa più bella che è successa oggi a scuola? Con chi hai giocato? Hai lavorato con qualche compagna o compagno? Se cambiate i posti nei banchi con chi ti piacerebbe stare? C’è qualcosa che oggi ti ha fatto felice? Qual è la cosa che hai imparato che ti piace di più? Con chi vorresti giocare di più durante l’intervallo?

 

Trovare il momento giusto

Ci sono altri momenti in cui i figli possono raccontare come è andata la giornata a scuola: uno è l’ora di cena. Ho dei bellissimi ricordi, a tavola con i miei genitori e i miei fratelli, mentre  tiravamo fuori  a turno quello che avevamo fatto fuori casa. La mamma e il papà possono dare il via dicendo qualcosa del loro lavoro e fare in modo che parlino anche i bambini. E, raccomandano gli psicologi, se i bambini parlano di sé bisogna ascoltarli con molta attenzione a dare importanza a ciò che dicono.

L’ora in cui vanno a letto è l’ideale per i racconti più intimi e per i fatti che hanno emozionato i bambini durante il giorno proprio perché è un momento speciale, raccolto e silenzioso.

 

Non insistere con i preadolescenti

Anche i preadolescenti spesso sono restii a parlare di fronte a richieste dirette e ripetitive riassunte nella classica come è andata scuola? Meglio, invece, prenderla alla larga: come è andato il torneo di pallavolo fra classi? È piaciuta la vostra ricerca sugli strumenti musicali? Come procede il progetto di gruppo sugli alimenti biologici? Se i ragazzi cominciano a parlare, allora cogliamo  l’attimo e facciamoli continuare seguendo il discorso con interesse.

 

La psicologa Lisa Damour suggerisce: se un adolescente si lamenta della giornata a scuola meglio lasciarlo fare. Dargli consigli non richiesti può portarlo a chiudersi in se stesso. Gli adolescenti, come anche gli adulti, spesso cercano solo conforto, solidarietà, comprensione e non suggerimenti. Da dare in altre occasioni.

 

Cogliere tutti i segnali

Anche se i ragazzi non rispondono subito alla domanda come è andata a scuola? è importante stare in ascolto. Da ogni cenno e parola arrivano segnali e informazioni. A me è capitato spesso di scoprire episodi che non conoscevo quando a casa nostra c’erano gli amici dei miei figli venuti studiare oppure a giocare. Assieme di solito si lasciano andare con più facilità.

Il gruppo, insomma, aiuta. Senza intromettersi, osservarli dà già tante informazioni. E poi, anche sguardi, sorrisi, a volte visi più rabbuiati possono comunicare quanto lunghi discorsi.

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4 Comments
  • Evelina

    28 Marzo 2018 at 13:16 Rispondi

    Ciao Roberta, articolo utile e interessante.
    ps.complimenti per la nuova veste del sito 😉

    • Roberta Chessa

      29 Marzo 2018 at 10:47 Rispondi

      Grazie Evelina, è un argomento che con i figli torna molto spesso.
      E mi fanno tanto piacere i tuoi complimenti per la nuova veste del sito.
      Un abbraccio.

  • cristina moschini

    4 Aprile 2018 at 17:43 Rispondi

    ciao roberta! sono cristina! ci ho messo un po’ di tempo ma ce l’ho fatta a raggiungerti! complimenti…veramente interessanti gli articoli…mi serve specialmente quello del resoconto sulla giornata scolastica! d’ ora in poi ti seguo!!!! un abbraccio !!! cri.

    • Roberta Chessa

      5 Aprile 2018 at 11:28 Rispondi

      Ciao Cristina, grazie! Mi fa molto piacere sentirti qui,su Vedodoppio. L’argomento delle giornate scolastiche mi è molto caro e, in effetti,
      anche io dovrei chiedere meno spesso “come è andata a scuola?”. Però ci provo… Un abbraccio e a presto!

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