Compiti per l'estate da alternare con il gioco

L’estate addosso e anche i compiti

C’era una volta l’estate.  Sì certo, c’è ancora. La scuola dei miei figli è finita, cominciano le vacanze. E anche i compiti per l’estate. E ora addosso c’è anche un conflitto tutto mio tra l’istinto e la ragione.

 

I compiti per l’estate

Tra il sogno ricordo di ore di ozio e giochi e il mio senso del dovere che non molla.  Con l’ultima campanella sono arrivati anche gli elenchi dei compiti per l’estate. Bei tempi le elementari quando lo scibile era raccolto in un solo libro.

 

Alle medie, elenchi di esercizi

Ora, alle medie, i libri sono più di uno e ci sono gli elenchi: studiare i verbi servili, ripassare le forme riflessive improprie, i verbi impersonali, fare l’analisi grammaticale di sessanta frasi. E centoventi pagine con gli esercizi di matematica. Un libro di inglese con tanto di cd. E pure di spagnolo.  Il conflitto si accende. E ora cosa faccio? Quanto tempo ci vorrà? Quando dovranno farli? Tutti i giorni, oggi, domani? Subito o mai?

 

Il senso del dovere e il piacere della libertà

Una mamma diretta e sincera  ha scritto su Whatsapp “Altro che buone vacanze, buona tortura”. E io ho soffocato l’applauso dentro di me. Ma come, non ero io appassionata dello studio e del congiuntivo, innamorata delle parole insolite? Eppure cresce il conflitto tra il mio senso del dovere e il piacere liberatorio di chiudere gli occhi se proprio lei e lui  non faranno tutto a puntino, lasciando che amministrino da soli la mole di compiti richiesti.

 

C’è chi li organizza in autonomia

Mi domando: la prima media è  impegnativa e bisogna consolidare quanto imparato?  Per mia figlia, chiedo a Silvia mamma simpatica e concreta di una dodicenne creativa e un po’ ribelle.“Ciao Silvia, hai visto quanti compiti? Come pensi di fare con tua figlia?”. “Si organizzerà , magari nel pomeriggio quando torna dal centro estivo (stravolta da caldo e stanchezza,).  Però non voglio che con noi in Croazia porti i libri”.

 

E chi vuole cominciarli subito

Riprovo a fare il sondaggio nella classe di mio figlio e parlo con Stefania,  la mamma di un amico di mio figlio, occhi azzurri, studioso e, come direbbe mia madre, giudizioso. “Come pensi di fare con Pietro e tutti i compiti che hanno assegnato? Da lei, insegnante, spero arrivi l’illuminazione: “Vorrei farlo riposare sino a fine giugno, poi farà poco per volta a luglio, magari quando va al mare con i nonni.  In vacanza con noi niente libri. Ma sai che invece lui vorrebbe cominciare subito?”

 

È bene programmare un’agenda

Per Susanna Biancifiori, sociologa e coach umanista che si occupa, tra l’altro, di percorsi di orientamento allo studio e laboratori per l’allenamento delle potenzialità. “i genitori dovrebbero programmare con i figli un’agenda dei compiti estivi , stabilire qual è il momento migliore per svolgerli e quanto tempo dedicare ogni giorno. Spesso mamma e papà si aspettano responsabilità e autonomia dai figli che vanno alle medie: in realtà sono competenze ancora da conquistare. Certo possono rassicurare i figli sulla loro presenza in caso di difficoltà. Sarebbe stimolante organizzare qualche giornata di compiti con gli amici: così si allenano collaborazione e cooperazione”.

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4 Comments
  • Daniele Mauro Guainazzi

    20 Giugno 2017 at 2:45 Rispondi

    Sono sempre stato appesantito e pesantemente influenzato dai compiti, soprattutto quelli delle vacanze, erano un incubo per me!
    Servirebbe insegnare il piacere nel sapere e nell’imparare. Servono guide, e modelli di riferimenti che camminino accanto ai giovani non controllori e giudici sempre pronti a trasformare tutto in un voto.
    Aiutiamo a liberare gli adulti di domani, dal senso di oppressione del “Non sono pronto, non ho fatto i compiti”, possono facilmente crearsi incubi che durano una vita.
    Servono i compiti?
    Non servono.

    https://youtu.be/qRJ1hgN7uAU

    Scuola finlandese migliore al mondo, Kiuru (Ministro dell’Istruzione): perché abbiamo abolito i compiti per casa

    Michael Moore, celebre scrittore e regista statunitense (premio oscar per il documentario “Bowling a Columbine”), ha realizzato un video nel quale spiega perché la scuola Finlandese sia diventata la migliore del mondo.

    Intervista il Ministro dell’istruzione finlandese, Krista Kiuru, e le domanda quale sia il “segreto” di questa stupefacente eccellenza; lei risponde: “Abbiamo abolito i compiti a casa”.

    Vorrei che il quadro fosse ben chiaro: il regista chiede come sia possibile che gli studenti finlandesi si collochino ai vertici delle classifiche mondiali, e il Ministro indica, come prima ragione (non la seconda o l’ultima: la prima) l’eliminazione dei compiti a casa.

    La scuola italiana è ai vertici delle classifiche per: “analfabetismo funzionale, “incapacità di compensare le diseguaglianze”, “dispersione scolastica”, “stress degli studenti” e, guarda caso, per la mole esorbitante dei compiti a casa: il doppio, più spesso il triplo di quelli assegnati nelle scuole degli altri Paesi.

    Dato eloquente: la scuola migliore del mondo non dà compiti; la scuola peggiore d’Europa (dopo di noi solo Grecia e Portogallo) ne dà più di ogni altra.

    Nel 2001, scrissi un primo articolo su questo tema: “Compiti a casa e metodo di studio: un paradosso pedagogico” (“L’Educatore”); nel 2012, pubblicai il saggio: “Basta compiti!” (Sonda); nel 2014, ho creato la pagina fb:

    “Basta compiti!”, aperta, pubblica (quasi 8 mila iscritti), e lanciato la Campagna per l’abolizione dei compiti (la petizione ha superato le 15 mila firme); nel 2015, ho creato la pagina fb: “Docenti e Dirigenti a Compiti Zero”, professionale, chiusa (200 adesioni), e pubblicato l’ebook: “I compiti fanno male”.

    Ebbene la situazione italiana è sempre più penosa e grottesca (stiamo ancora combattendo contro i compiti per le vacanze): saremmo ridicoli se il problema non fosse così grave, urgente e ignorato.

    Intervenga, Ministro, e se non vuole ascoltare un semplice dirigente scolastico (e i 15 mila cittadini che ne hanno condiviso l’impegno), interpelli la collega finlandese che di sicuro ha avuto sorte migliore.

    Con osservanza.

    Maurizio Parodi

  • Daniele Mauro Guainazzi

    20 Giugno 2017 at 10:47 Rispondi

    Sono sempre stato appesantito e pesantemente influenzato dai compiti, soprattutto quelli delle vacanze, erano un incubo per me!
    Servirebbe insegnare il piacere nel sapere e nell’imparare. Servono guide, e modelli di riferimenti che camminino accanto ai giovani non controllori e giudici sempre pronti a trasformare tutto in un voto.
    Aiutiamo a liberare gli adulti di domani, dal senso di oppressione del “Non sono pronto, non ho fatto i compiti”, possono facilmente crearsi incubi che durano una vita.
    Servono i compiti?
    Non servono.

    https://youtu.be/qRJ1hgN7uAU

    Scuola finlandese migliore al mondo, Kiuru (Ministro dell’Istruzione): perché abbiamo abolito i compiti per casa

    Michael Moore, celebre scrittore e regista statunitense (premio oscar per il documentario “Bowling a Columbine”), ha realizzato un video nel quale spiega perché la scuola Finlandese sia diventata la migliore del mondo.

    Intervista il Ministro dell’istruzione finlandese, Krista Kiuru, e le domanda quale sia il “segreto” di questa stupefacente eccellenza; lei risponde: “Abbiamo abolito i compiti a casa”.

    Vorrei che il quadro fosse ben chiaro: il regista chiede come sia possibile che gli studenti finlandesi si collochino ai vertici delle classifiche mondiali, e il Ministro indica, come prima ragione (non la seconda o l’ultima: la prima) l’eliminazione dei compiti a casa.

    La scuola italiana è ai vertici delle classifiche per: “analfabetismo funzionale, “incapacità di compensare le diseguaglianze”, “dispersione scolastica”, “stress degli studenti” e, guarda caso, per la mole esorbitante dei compiti a casa: il doppio, più spesso il triplo di quelli assegnati nelle scuole degli altri Paesi.

    Dato eloquente: la scuola migliore del mondo non dà compiti; la scuola peggiore d’Europa (dopo di noi solo Grecia e Portogallo) ne dà più di ogni altra.

    Nel 2001, scrissi un primo articolo su questo tema: “Compiti a casa e metodo di studio: un paradosso pedagogico” (“L’Educatore”); nel 2012, pubblicai il saggio: “Basta compiti!” (Sonda); nel 2014, ho creato la pagina fb:

    “Basta compiti!”, aperta, pubblica (quasi 8 mila iscritti), e lanciato la Campagna per l’abolizione dei compiti (la petizione ha superato le 15 mila firme); nel 2015, ho creato la pagina fb: “Docenti e Dirigenti a Compiti Zero”, professionale, chiusa (200 adesioni), e pubblicato l’ebook: “I compiti fanno male”.

    Ebbene la situazione italiana è sempre più penosa e grottesca (stiamo ancora combattendo contro i compiti per le vacanze): saremmo ridicoli se il problema non fosse così grave, urgente e ignorato.

    Intervenga, Ministro, e se non vuole ascoltare un semplice dirigente scolastico (e i 15 mila cittadini che ne hanno condiviso l’impegno), interpelli la collega finlandese che di sicuro ha avuto sorte migliore.

    • mammaindoppio

      22 Giugno 2017 at 9:58 Rispondi

      Caro Daniele, grazie per questo tuo commento così sincero, argomentato e pieno di spunti di riflessione. Il tema dei compiti per le vacanze è molto delicato e io, come ho scritto, vivo sempre un conflitto tra i miei ricordi di estati di ozio, il mio istinto e la ragione che mi dice di far seguire ai miei figli tutte le indicazioni che hanno dato gli insegnanti. Intanto, però, ho un obiettivo: cercare di fare in modo che abbiano entusiasmo e non passi l’amore per lo studio e la scuola.

    • mammaindoppio

      22 Giugno 2017 at 9:58 Rispondi

      Caro Daniele, grazie per questo tuo commento così sincero, argomentato e pieno di spunti di riflessione. Il tema dei compiti per le vacanze è molto delicato e io, come ho scritto, vivo sempre un conflitto tra i miei ricordi di estati di ozio, il mio istinto e la ragione che mi dice di far seguire ai miei figli tutte le indicazioni che hanno dato gli insegnanti. Intanto, però, ho un obiettivo: cercare di fare in modo che abbiano entusiasmo e non passi l’amore per lo studio e la scuola.

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