Mindfulness e adolescenza

Mindfulness per gli adolescenti

Mindfulness e adolescenza. Da una parte, un atteggiamento  gentile e accogliente verso di sé. Dall’altra, un’età ad alta intensità emotiva fatta di cambiamenti, umori alterni, amori, scontri e incontri. Due dimensioni in apparenza opposte che invece possono incontrarsi e stare bene assieme.

 

Mindfulness e adolescenza

Con i ragazzi adolescenti è difficile accomodarsi in una quotidianità senza fremiti. La mindfulness ovvero la capacità di prestare attenzione a ciò che si fa con gentilezza e curiosità può essere un angolo da esplorare proprio nel territorio nuovo e stupefacente del diventare adulti.

Un modo per conoscersi meglio e vivere con più consapevolezza metamorfosi e passaggi importanti.   Una strada per osservare sensazioni e pensieri senza pensare è giusto o sbagliato. “Dai bello, ma come si riesce a farlo?”, mi chiede mio figlio quando gli racconto che sto preparando questo articolo.

 

Gli adolescenti e la naturale tensione emotiva

Ne ho parlato con Giuseppe Coppolino, istruttore mindfulness, life coach e autore del libro A mente serena, una guida per “imparare a sorridere alla vita”.

Per gli adolescenti la tensione emotiva è una condizione naturale. I ragazzi, diretti alla scoperta del mondo, hanno tutto il diritto di provare stress: diventa una normale marcia di tutti i giorni.  È importante però riuscire a gestirlo”.

Perché a volte, fra gli slanci di vita e passione che sono il capitale dell’adolescenza, si insinuano momenti di disagio e incertezza, instabilità emotiva, chiusura, eccessi di impulsività e anche sensazioni di ansia. “Affrontati nel modo giusto sono un’opportunità di crescita, non un problema”.

 

La scuola e lo sport

“Spesso disagi e malessere si manifestano a scuola e nello sport”, prosegue Giuseppe Coppolino. “Gli adolescenti a volte mostrano poca voglia di studiare, evitano compiti e interrogazioni, hanno difficoltà a organizzarsi. Nello sport, invece, possono avvertire ansia per le gare o le partite, sentirsi inadeguati e, in certi casi, decidere pure di abbandonare l’attività”.

“Consiglio ai genitori, ma anche a tutti gli adulti, di osservare i ragazzi con attenzione,  ma mantenendo  una intima distanza.  Meglio non adeguarsi a certi modi di comunicare reattivi e conflittuali: di solito gli scontri portano a una maggiore chiusura. Se a ogni momento di caos reagiamo in maniera istintiva il conflitto si rinforza”

 

Un aiuto a conoscersi

E proprio in questo tempo iperbolico e creativo, mindfulness e adolescenza possono incontrarsi. “La pratica può aiutare gli adolescenti a prendere consapevolezza di sé e a conoscersi meglio, aggiunge Giuseppe Coppolino.

“Può essere una via morbida da proporre ai ragazzi per andare verso sé stessi, per favorire la capacità di osservare le proprie emozioni senza giudicarle. L’importante è inserire la pratica nella vita di tutti i giorni perché altrimenti può diventare un elemento di disturbo”.

 

Il respiro e l’attenzione al corpo

“Si lavora su tre piani: mente, corpo e cuore. Si allena il respiro e si cerca di tornarci ogni volta che la mente va altrove.  Con la pratica del body scan, stando seduti o sdraiati,  si porta l’attenzione su una parte del corpo: un piede, la caviglia, la gamba e si osservano le sensazioni che arrivano. I ragazzi rimangono affascinati quando arriva un pensiero che non hanno chiamato e li mette di fronte al funzionamento della mente”

 

L’ascolto dei suoni e le camminate per meditare

La pratica mindfulness si adatta alle caratteristiche di ogni ragazzo. “Per chi è più reattivo, non riesce a stare fermo e a concentrarsi sul respiro si utilizzano i suoni della vita quotidiana”, chiarisce Giuseppe Coppolino, “La mente afferra un suono e lo lascia andare come si dovrebbe fare con i pensieri. Una ginnastica che crea benessere.

In alternativa, per la pratica mindfulness con gli adolescenti, si può proporre la camminata. “La dinamica del movimento aiuta a meditare nella maniera che viene più naturale. Si stimolano i ragazzi sul valore della scoperta e sui giovamenti che arrivano quando si impara a governare i pensieri”.

 

La pratica: un’ora alla settimana per tre mesi

“L’ideale sarebbe creare un gruppo fino a un massimo di dieci ragazzi” , conclude Giuseppe Coppolino. “Nel loro ambiente e fra coetanei si sentono più a proprio agio, si confrontano senza inibizioni e hanno l’opportunità di apprendere assieme ai loro compagni. La proposta iniziale può essere un incontro di un’ora una volta alla settimana per due o tre mesi”.

 

Maggiore concentrazione e rafforzamento dell’identità

Il risultato, dice chi ha provato, è una sensazione di benessere e libertà. Molti studi poi confermano che imparare a osservare sensazioni e comportamenti senza dare un giudizio ha molti benefici sui ragazzi. Aumentano le capacità di apprendimento, la memoria e la concentrazione.  L’ autoriflessività e la calma permettono anche di migliorare la partecipazione in classe, il controllo dell’impulsività e le relazioni con gli altri. Per gli adolescenti, una vera ricchezza.

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