Giovani e social network, regole d'uso per genitori e figli

Giovani e social network, consigli per ragazzi e genitori

Giovani e social network. Ragazzi sempre connessi. Figli che chattano e postano. Dopo una vita passata a informare, pile di letture, incontri, corsi,  eccomi qua a farmi tante domande. Tranquilla madre, non scrivo nulla di me. Dai mamy,  guardo solo i tutorial e i video dei miei you tuber preferiti,  mi sento ripetere dai gemelli ogni volta che guardo dove navigano.

 

Giovani e social network

Eccomi qua, invece, a pensare se ai miei figli ho spiegato abbastanza, se so abbastanza, se loro sono consapevoli che avere un profilo social non vuol dire parlare solo con gli amici. Eccomi qua a chiedermi cosa è meglio fare, a distribuire consigli e avvertimenti per muoversi sui social e in rete. A stabilire per i due preadolescenti regole (!) da far rispettare. A cercare stratagemmi e strategie per spiegare, convincere e non vietare.

 

Quattro ore al giorno in rete

Trenta ore alla settimana collegati a Internet con cellulare, computer, tablet. Quattro ore al giorno vissute in rete a cercare, giocare, chattare. Numeri da adolescenti (italiani) che con il profilo social cercano di costruire identità e popolarità, raccogliere consensi, cuori e approvazione. Però dietro le lusinghe di una vetrina digitale in cui mostrare la propria immagine ci sono regole di prudenza da seguire. Già, quante e quali?

Per andare più a fondo ho incontrato  Marisa Marraffino,  avvocato giovane e brillante, esperta di reati informatici e dei rischi nella rete. E mi ha dato una guida per noi genitori e per i ragazzi. Per orientarsi nei social network che lei, nella sua biografia online, chiama  un parco giochi del diritto che bisogna conoscere bene per non finire sulle giostre più pericolose. 

 

La reputazione online

Partiamo da quando gli adolescenti si iscrivono a un social network.  “Il nuovo Regolamento europeo sulla privacy prevede che l’età minima per iscriversi sia quattordici anni, spiega l’avvocato,  ma la soglia può scendere se c’è il consenso della mamma e del papà.

I genitori e anche gli insegnanti dovrebbero far comprendere ai ragazzi che la reputazione online si costruisce da subito e che non esistono fotografie messe in rete che siano davvero private. Allo stesso modo avere un numero ristretto di amici su Facebook o di follower su Instagram non impedisce a persone che sono fuori dalla nostra cerchia di vedere  quello che postano ogni giorno”.

 

Il valore della riservatezza

La riservatezza, per tutti i giovani che stanno sui social network, è un valore da difendere. “Consiglio ai ragazzi di condividere  solo contenuti e immagini positive”, prosegue Marisa Marraffino.  “Ogni volta che scrivono un post o mettono una foto su un social  è come se lo facessero su un blog senza restrizioni o sulla lavagna davanti a tutta la classe”.

Quindi, raccomanda l’avvocato, “non rendete pubblici , nemmeno con gli amici, password, foto private e dati personali come l’indirizzo di casa. Se siete arrabbiati, tristi o delusi, aspettate prima di esprimere emozioni, delusioni e opinioni sui social network, prendetevi un po’ di tempo così da non scrivere qualcosa a cui non si può più rimediare”.

 

Attenzione ai commenti

I giovani sui social network sono abilissimi a costruire relazioni digitali, hanno bisogno di mostrarsi online, di declinare la propria quotidianità in versione social, ma non sono preparati a superare attacchi, apprezzamenti e critiche negative. Perché cercano soprattutto seguito e approvazione.

“Per questo motivo, prosegue l’avvocato Marraffino,  “i ragazzi non devono rivelare mai  qualcosa che potrebbe farli sentire a disagio, anche in futuro”.  Quando gli adolescenti mettono online pensieri, parole e foto online potrebbero essere condivise con chiunque altro e  possono essere viste anche genitori e insegnanti. “Ripeto sempre: quando scrivete un commento rivolto a qualcuno bisogna pensare: come mi sentirei se un altro parlasse in quel modo di me?”.

 

Cinque su dieci condividono tutto

Un fatto è sicuro: con i social si sono trasformati i significati di spazio privato e intimità. Secondo i dati dell’Osservatorio nazionale dell’adolescenza,  per cinque adolescenti su dieci è normale condividere sui social network e nelle chat tutto quello che fanno, pensano, mangiano, le amicizie, il tempo libero, le giornate di vacanza. Per essere fra gli altri e come gli altri, per il desiderio di sentirsi accettati dai coetanei, di non essere esclusi dal gruppo, di far crescere follower e like per ogni esperienza

 

Informarli dei rischi

“Per questo bisogna dare  ai ragazzi consigli su come proteggersi sui social, informarli sui rischi della presenza online, dei contatti con persone che non si conoscono e dagli utenti troppo aggressivi”,  aggiunge l’avvocato.

“La rete è una risorsa immensa, agli adulti il compito di  dare ai ragazzi le regole per sentirsi più sicuri. Anzitutto, fissare limiti di tempo per l’utilizzo di Internet: mai online durante i pasti. Conoscere gli amici che i figli hanno in rete,  le password che usano,  i siti che visitano, aggiornare i software antivirus”. E, naturalmente, proporre loro stessi l’esempio cercando di non mostrarsi troppo dipendenti dallo smartphone e non postando foto dei figli senza il loro permesso.

 

Educazione e prevenzione

“Se i figli sono piccoli, sino a quattordici anni ma anche sino a che sono minorenni, possono controllarli nell’attività on line, soprattutto se temono che i ragazzi siano in pericolo”, conclude l’avvocato Marraffino. “Tutti gli strumenti di parental control sono leciti, soprattutto se pensiamo che i bambini hanno uno smartphone già a undici anni.

Controllare i propri figli, sapere cosa fanno online non vuol dire violare la loro riservatezza, ma assicurarsi che non incontrino persone  malintenzionate o che loro stessi non commettano qualche comportamento illecito. Dai quattordici anni i ragazzi possono essere imputabili e fino ai diciotto anni dei loro comportamenti rispondono i genitori”.

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