Parole insolite e bambini

I bambini e l’uso di parole insolite

Le parole insolite e i bambini. La capacità di usarle e farle proprie. Di pronunciarle, intuire il significato e ripeterle anche senza essere certi di cosa vogliono dire.

 

Le parole insolite e i bambini

Come quando ho salutato la signora della cartoleria sotto casa dicendole: allora Buona Pasqua. Grazie altrettanto mi ha risposto lei suscitando l’attenzione e il commento di mio figlio. “Sai che i miei compagni di scuola non usano mai la parola altrettanto? A me invece a volte capita”.  Chiedo a mia figlia: sai cosa vuol dire altrettanto?, “non bene, però lo immagino”.

Ma altrettanto vi sembra davvero una parola insolita? Un avverbio fuori moda? Ho un amore speciale per la lingua italiana, le sfumature dei vocaboli a seconda del contesto, l’intensità dei verbi in apparenza uguali. Mi piacciono le parole che imitano versi o rumori, i termini in disuso che danno gusto quando si pronunciano al momento giusto.

 

La mia passione per l’italiano

Quello per l’italiano e la parole, anche un po’ desuete è un legame nato quando ero bambina. E deve tanto alla mia maestra Luigia,  Gigia per gli amici, una donna tanto minuta quanto energica e lungimirante. Ci ripeteva di continuo: importante il rispetto per l’ortografia e per la grammatica, niente virgola tra il soggetto e il verbo!, bisogna dare un posto giusto all’acca e agli accenti e ogni parola è preziosa e ha un significato preciso.

 

Il ricordo della maestra delle elementari

Alunni piccoli e anche impacciati ci faceva alzare in piedi e parlare di fronte a tutta la classe. Esprimetevi, ci esortava,  sappiate che per parlare liberi e sciolti  bisogna conoscere le parole e averle a portata di mano. Non ricordo perché ci avesse fatto imparare a memoria il coro del Nabucco di Giuseppe Verdi, ma cantando ripetevo convinta ove olezzano tepide e molli l’aure dolci del suolo natal,  salvo scoprire molto tempo dopo cosa volesse dire olezzano.

 

Congiuntivo, un modo da conoscere

Sarà per questo che correggo i miei figli se sbagliano il congiuntivo e dicono “non voglio che vieni a prendermi a scuola” e mi ostino a scrivere anche i messaggi di Whatsapp con i punti e le virgole: quando mi sento troppo formale e uso un’ emoji al posto del punto. Ma la grammatica non è una zavorra di cui liberarsi, la consecutio temporum, la concordanza dei tempi, non è solo una polverosa espressione in latino, le acca del verbo avere non sono un intralcio quando si ha fretta e si digitano messaggi veloci.

 

Punti e virgole anche su Whatsapp

La mia amica Paola,  insegnante di matematica al liceo scientifico, mi conforta: “anche io scrivo le parole per intero e uso punti e virgole nei messaggi. Se i miei alunni fanno un errore nel testo del problema li correggo”. E poi anche la cronaca mi dà ragione: pochi giorni fa è stato smascherato un truffatore, colpa di una zeta di troppo, che si spacciava per vigile urbano,  ma nel tesserino, falso, aveva scritto polizzia locale.

Perciò dico a mio figlio: mi piace che faccia la strada per tornare a casa con tua sorella

Pepite

La newsletter di Vedodoppio

Piccoli frammenti di vita quotidiana. Gemme nascoste e preziose che compaiono all’improvviso lungo il cammino. Barlumi che aprono nuove strade.

La newsletter Pepite è un luogo di riflessioni, ricordi, pensieri, esperienze che si incontrano. Ci sono spunti, qualche storia e, in regalo, il mio ebook Vedodoppio con le newsletter e gli articoli più letti. Puoi ascoltarla in versione audio o leggerla.

Di solito, la invio una volta al mese.

Vuoi riceverla?

No Comments

Post a Comment

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.