Il teatro Bianchini
“E adesso dove andiamo?” “Al teatro Bianchini con la testa sui cuscini”. Per far dormire i bambini, la nonna A, mia mamma, dispensatrice di proverbi e detti popolari, rispondeva così. Ovvero è il momento di andare a letto perché è tardi, avete sonno e domani si va a scuola. E basta.
Ricordo che io, mia sorella e mio fratello più piccolo andavamo a dormire senza troppe resistenze. E senza chiederci cosa e dove fosse il teatro Bianchini. Bastava un sonno sereno, tutti e tre nella stessa stanza, per farci immaginare di essere andati chissà dove, mentre era solo l’andata e ritorno, sonno- sveglia, di una normale e spensierata giornata da bambini.
Il teatro Bianchini. Far dormire i bambini
Ecco, il teatro Bianchini in questi anni da mamma di gemelli mi è tornato in mente spesso. Dietro il sipario? I gemelli e il sonno. Un lungo atto fitto fitto di propositi, esperimenti, regole applicate e cambiate. Trasgredite e rifissate. Luce forte, luce fioca. Libri, Fate la nanna in testa, letti. Ansie e preoccupazioni per il risveglio del mattino dopo.
Perché loro di andare a letto a un’ora giusta da bambini, cioè verso le noveetrenta, non ne hanno mai voluto sapere. Hanno sempre preferito un’ora più da grandi. Occhi aperti sino a tardi, sin da piccolissimi. È come se i gemelli volessero che la giornata non finisse mai: c’è sempre un gioco da terminare, un video da finire, una richiesta da presentare. Magari un po’ di timore di abbandonare la giornata che regala sempre nuove esperienze. E di chiudere gli occhi, lasciandosi andare al sonno, senza essere sicuri che a fargli compagnia sarà un bel sogno.
La difficoltà di prendere sonno
Ognuno dei gemelli ha la sua storia personale con il sonno. Lei, la sorella, sino a quando aveva cinque anni si è svegliata nel mezzo di ogni notte con un pianto accorato. Tante domande e preoccupazioni, ma non abbiamo mai capito bene il perché sin quando, un giorno all’improvviso, ha smesso. Ma ancora oggi non dice buonanotte senza ripetute insistenze. Lui, il fratello, ha sempre preso sonno appena toccato il letto, dorme di filato, ma convincerlo ad andare sotto le coperte è ogni volta un’impresa.
Stare vicini li aiuta ad addormentarsi
C’è però un balsamo efficace per far dormire i bambini. I corpi vicini, le mani intrecciate, il respiro che si sovrappone. “Vieni sorella vicino a me”, “vieni fratello qui c’è spazio per te”, “papà facci compagnia”, “mamma sdraiati vicino a me”. E i racconti. Non importa quali, non importa se sono sempre gli stessi, se cambia la fine o l’inizio, se la storia è un po’ bislacca perché gli occhi mi si chiudono o sto pensando alla fine del film che non riesco a vedere. “Sì quel giorno succedeva che…”. E il teatro Bianchini finalmente apre il sipario.
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Blogger, giornalista, mamma di due gemelli adolescenti. Vedodoppio parla di loro, un po’ di me, dello sguardo sulla vita vista con quattro occhi. Uno spazio dove nascono storie che vogliono diventare esperienze da condividere.
Daniele Mauro Guainazzi
13 Dicembre 2016 at 1:51Quanti ricordi!
Io desideravo la giornata non finisse mai.
Sono sempre stato sveglio oltre…
La voce dei genitori, è musica.
mammaindoppio
13 Dicembre 2016 at 16:46È vero Daniele, meno male che con i racconti ci si addormenta sereni…