Cosa vuol dire? Viaggio nel lessico degli adolescenti
Il linguaggio dei giovani. Le parole delle chiacchiere fra loro, dei dialoghi con i genitori, delle risposte agli insegnanti, dei temi fatti in classe. Un lessico nella maggior parte dei casi essenziale, rassicurante, condiviso, poco aperto a far entrare nei discorsi nuovi termini inconsueti o sofisticati.
Il linguaggio dei giovani
“Dai non essere scurrile”, “mamma, dimmi cosa vuol dire scurrile”, mi ha chiesto ieri mia figlia. Un’altra volta ho pronunciato la parola decoro per il disordine delle stanze di tutt’e due i gemelli e, di fronte a facce indifferenti, ho dovuto cercare subito un sinonimo. Mi era già capitato qualche anno fa, quando mio figlio mi aveva detto: “nessuno dei miei compagni dice grazie, altrettanto. Tu perché lo usi? Già perché e perché per voi è strano? Delle mie riflessioni sul linguaggio dei giovani ho parlato con un’ insegnante che gli adolescenti li conosce bene.
La curiosità per le parole nuove
“È normale che nella prima adolescenza il lessico dei ragazzi sia limitato”, rassicura Maria Lenigno che insegna italiano e latino al Liceo scientifico Pacinotti di Cagliari. “Mi colpisce molto quando, durante le spiegazioni, gli alunni mi interrompono più volte per chiedermi il significato dei vocaboli che utilizzo: questo è un buon segno. Nonostante la curiosità, poi non usano le parole nuove che imparano o un po’ più difficili”.
La lettura, un’abitudine poco praticata
I motivi della scarsa confidenza con la ricchezza dell’italiano nel linguaggio dei giovani e soprattutto degli adolescenti sono tanti. “La lettura non è molto praticata tra i tredici e i sedici anni: spesso cominciano più tardi ad avvicinarsi ai libri”, aggiunge Maria Lenigno. “E poi i ragazzi, anche quelli che leggono con passione, hanno bisogno di riconoscersi in un lessico condiviso quindi non cercano termini, magari un po’ insoliti, che non fanno parte del loro modo di comunicare con i coetanei. È importantissimo usare lo stesso codice linguistico degli amici”.
La comunicazione veloce dei social
C’è poi che i ragazzi, sguardo curioso e critico sul mondo, si tengono in contatto in modo assiduo e veloce: messaggi vocali di Whatsapp di pochi secondi, direct di Instagram, pochissime parole scritte, tante abbreviate e personalizzate. “L’immediatezza e la velocità degli scambi fra gli adolescenti li abitua a stare in superficie, a non preoccuparsi troppo delle sfumature e di trovare vocaboli adatti ai diversi contesti”, prosegue l’insegnante. Che bisogno c’è di sforzarsi se basta una faccina triste o allegra o sorpresa per dire tutto sull’amore, sulla rabbia, sulla sorpresa di quell’istante di vita?
I libri per ragazzi da scegliere con cura
“Il vocabolario di solito si arricchisce dopo i sedici anni quando i ragazzi acquisiscono maggiore competenza e padronanza della lingua. Certo, anche la scuola deve fare la sua parte”, ammette l’insegnante. “La lettura ha un potere straordinario e possiamo avvicinarli ai libri senza proporre subito i classici a cui è meglio arrivare per gradi. C’è una letteratura molto interessante rivolta anche all’adolescenza: segnalo i libri di Giorgio Scianna che i miei studenti hanno apprezzato molto e raccontano storie di ciò che succede intorno a noi: famiglia, genitori e figli, rapporti tra fratelli, adolescenti”.
Lessico e slang possono convivere
Oltre al lessico che, magari, crescerà con loro c’è anche uno slang, un linguaggio parlato, informale, scherzoso che appartiene all’età dei ragazzi e al tempo che abitano. Spesso effimero quanto la giovinezza altre volte duraturo. Ovunque ci sia lo sguardo limpido di una ragazza, di un ragazzo e dei loro pochi anni compaiono termini e neologismi ritagliati addosso a loro e l’energia che gli dà forma e senso. Espressioni importantissime per la definizione di sé, per acquistare una propria identità e riconoscersi fra simili.
Il nuovo vocabolario della didattica a distanza
“Ma l’utilizzo di questo slang non impedisce l’uso del lessico più ufficiale e di tutte le sfumature. I due modi di esprimersi possono convivere. Col tempo certi modi di dire passano, ma connotano in maniera forte un’età, un passaggio di generazione o una rottura con quella precedente”, conclude Maria Lenigno. “Tante parole sono legate al momento che viviamo. Con la didattica a distanza nel linguaggio dei giovani e dei miei alunni si sono usati con scioltezza neologismi anche divertenti. Mutarsi per dire quando durante la lezione on line i ragazzi spegnevano il microfono e smutarsi quando decidevano di far sentire anche la voce. Laggato era lo studente connesso alla video lezione che a un certo punto si bloccava, come nei videogiochi. E ancora l’immancabile trollare per chi decideva di partecipare solo per disturbare”.
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Blogger, giornalista, mamma di due gemelli adolescenti. Vedodoppio parla di loro, un po’ di me, dello sguardo sulla vita vista con quattro occhi. Uno spazio dove nascono storie che vogliono diventare esperienze da condividere.
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