Mamma di gemelle di sei mesi. Il racconto di Martina.

Martina e le gemelle Laila e Nadia

Mamma di due gemelle di sei mesi. Ventiquattro settimane di scompiglio gioioso e una vita nuova tra equilibri da trovare, felicità, affanni a cui dare ascolto e un’organizzazione che diventa alleata preziosa delle giornate.

 

Due gemelle omozigote

Martina ha trentasette anni, i capelli biondi, i lineamenti delicati. Un lavoro come grafica in una agenzia di comunicazione, dieci anni passati in una città lontana dalla sua e un nuovo capitolo da scrivere. È mamma di Laila e Nadia, gemelle omozigote monocoriali, sei mesi appena compiuti. Un arrivo in coppia del tutto imprevisto, due bimbe quasi identiche,”hanno i capelli chiari e sono nate con gli occhi color blu notte, ma ora facciamo scommesse su come diventeranno”. 

 

La scoperta della gravidanza gemellare

Il racconto di Martina scorre con sincerità e ricordi giovani, fissati nella memoria dei giorni. “Con Michele, il mio compagno, stavamo insieme da poco, ma desideravamo un figlio.  Quando sono rimasta incinta non pensavo nemmeno lontanamente che i figli potessero essere due. Nelle nostre famiglie, solo qualche caso lontano di gravidanze gemellari. L’ho scoperto per caso, durante una visita medica per un altro motivo di salute. Poi,  quando ho mostrato l’ecografia a una mia amica ha visto quello che io non avevo notato: due piccoli embrioni. La conferma è arrivata durante la prima visita dalla ginecologa. Appena chi ha detto sono due, sia io che Michele abbiamo avuto un sussulto e non riuscivamo a crederci”.  

 

Il parto cesareo alla trentaseiesima settimana

“Ci è voluto un po’ per riprenderci dalla notizia e realizzare che la nostra routine sarebbe stata stravolta. Sono iniziate le visite mediche molto ravvicinate perché Laila e Nadia sono gemelle omozigote monocoriali:  erano nella stessa placenta se pure in due sacchi amniotici diversi”. Una condizione che può creare molti rischi ai feti e, tra questi, la sindrome da trasfusione feto fetale (TTTS, twin to twin transfusion syndrome). 

“A parte i tanti controlli e, a volte, medici molto preparati ma poco empatici,  la gravidanza è stata molto serena e ho continuato a lavorare sino a un mese prima del parto”. 

 

La fatica dell’allattamento

“Le bambine sono nate alla trentaseiesima settimana con un parto cesareo. Nadia pensava due chili e Laila due chili e cento grammi. Siamo rimaste in ospedale per una settimana perché Nadia non prendeva peso. Ho iniziato ad allattare al seno le bambine, ma è stato molto faticoso. Avevo la sensazione di non farcela e le piccole non riuscivano ad attaccarsi. Dopo un mese e mezzo di tentativi e sconforti siamo passati pian piano al latte artificiale”. 

 

Aiuti e ricerca di autonomia

Nei primi mesi, mia madre e mio padre venivano, a turno, a darci aiuto. Provavo emozioni contrastanti: felicità e anche malinconia. Dopo tanti anni di vita autonoma mi ritrovavo in una nuova realtà ad avere bisogno di supporto e con molte persone intorno. Il post parto, insomma, l’ho vissuto anche con momenti di debolezza. Compiuti i cinque mesi, c’è stata la svolta: le bambine hanno cominciato a dormire per più ore e io a sentirmi più a mio agio come mamma.

Per ora, ho deciso di occuparmi delle bimbe assieme al mio compagno e non abbiamo cercato una baby sitter.  “Spossatezza? Tanta, ma Laila e Nadia sono tranquille e, per ora, riesco a gestire tutti gli impegni. Se poi qualche sera decidiamo di uscire chiedo a mia madre di venire a guardare le bimbe per qualche ora”. 

 

L’inserimento all’asilo nido

In questi giorni,  Martina ha cominciato l’inserimento delle bambine all’asilo nido. “Nel prossimo mese di gennaio ho in programma di tornare al lavoro e per un po’ di ore al giorno mi separo dalle piccole. Sono molto combattuta per questa scelta, anche se penso che darà loro molti stimoli. Però si sono già ammalate, e noi con loro”. 

 

Il segreto nell’organizzazione

Di sicuro Martina ha un’alleata: l’organizzazione. “Ho cercato di superare la tempesta di emozioni e le giornate interminabili anche dando un ritmo preciso alle giornate. Cerco di rispettare gli orari delle poppate e del sonno delle bambine. La routine mi rassicura e mi aiuta a semplificare. Spazi per me? Ancora pochi, li sto conquistando man mano, ma  al momento non ho potuto prendere impegni fissi”. 

 

Da figlia unica alla maternità doppia

“Sono figlia unica e ritrovarmi con la famiglia raddoppiata è complicato: ogni tanto mi manca la quiete della casa vuota e silenziosa. Alle mamme che vivono la mia esperienza dico che è normale sentirsi sopraffatte e non bisogna vergognarsi dei pianti o abbattersi.  Se c’è bisogno, è importante chiedere aiuto senza timore di disturbare. E non avere fretta di vedere progredire figlie o figli. Il tempo corre e quei piccoli momenti passano veloci, anche se sul momento ci sembra di vivere una stanchezza senza fine”.

Pepite

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