Adolescenza e indipendenza. Gestire la ricerca dell'autonomia.

Adolescenti alla ricerca dell’indipendenza

Adolescenza e indipendenza. Primo desiderio: staccarsi dei genitori, dire la propria, mettere in discussione quello che pensano  la mamma e il papà. Far valere  idee e convinzioni anche quando sembrano strampalate o azzardate perché la vita è qui e ora. La vita è adesso.

 

Adolescenza e indipendenza

Di me adolescente ricordo che, senza volerlo troppo, da figlia primogenita sono diventata autonoma nel fare e indipendente nel decidere abbastanza presto. Guardavo mio fratello piccolo, aiutavo mia mamma, mi dicevano: puoi farlo sei giudiziosa. Ascoltare queste parole non mi piaceva per niente e a volte avrei preferito prendermi più tempo per sentirmi bambina.

Ora con i miei gemelli adolescenti alterno il sentimento forte di vederli cavarsela da soli, scegliere e prendersi le responsabilità di quello che fanno e l’istinto molto più forte di controllare, proteggere, capire tutto anche quando magari c’è solo da lasciare andare, vederli inciampare impacciati e acerbi in una vita che diventa adulta.

 

È un desiderio forte e naturale

Ma la voglia di indipendenza, di crescere e agire senza ascoltare troppo il parere degli adulti deve fare i conti con l’esigenza dei genitori di stabilire anche i limiti. Un terreno modellabile come pasta dove le certezze maturate sino a qualche giorno prima possono sgretolarsi come l’argilla. Quando cambia la musica che gira intorno agli adolescenti cambia anche il modo di essere genitori.

 

Incoraggiare le prime richieste di autonomia

“Alle prime richieste di autonomia dei ragazzi va dato ascolto e un incoraggiamento positivo“, dice Roberta Altieri, psicologa e psicoterapeuta che segue da vicino gli adolescenti. “sempre che corrispondano a ciò che per il buon senso è indicato per l’età: una pizza o un cinema sino alle undici di sera sono un’altra cosa rispetto alla nottata in discoteca con amici che non si conoscono”.

“È importante non cedere al lo fanno tutti se per noi genitori non è opportuno dare il permesso per una certa attività. Basta motivare le decisioni e accettare mugugni e frustrazioni senza cedere all’ultimo momento. Far vincere sempre i ragazzi non è la scelta migliore. Gli adolescenti in cerca dell’indipendenza sentono l’urgenza di sperimentare i loro limiti e le loro capacità, ma anche di un punto di riferimento affidabile che intervenga in caso di bisogno”.

 

Evitare il controllo eccessivo

Dall’altra parte, il controllo dei genitori sui figli non deve mai essere eccessivo. Prosegue Roberta Altieri “dal registro elettronico al cellulare sino alle telecamere di sorveglianza tutto sembra andare in questa direzione. Conosciamo i voti dei ragazzi prima che tornino da scuola, chiediamo messaggi di conferma per tutti i loro spostamenti.

È comprensibile, ma dovremmo riflettere su quanto tutto ciò possa minare la sicurezza dei ragazzi. Occorre invece dargli la possibilità di crearsi una sfera privata da gestire da soli, come scegliere il momento in cui comunicare un voto bello o brutto, non fargli percepire il mondo come ostile e pericoloso e loro stessi come fragili e dipendenti”.

 

Importante farli sperimentare

Se per gli adolescenti non c’è la libertà di fare un po’ come sentono loro non c’è nemmeno la responsabilità. Renderli trasparenti e controllabili vuol dire che ogni dimenticanza, per esempio a scuola, è anche un po’ nostra.

“Meglio perciò abituare i ragazzi a un’autonomia graduale in casa e fuori, così possono mettersi alla prova un po’ alla volta, calibrando risorse e paure. È importante accompagnarli, nutrire la voglia di crescere, rispettando i loro tempi senza bruciare le tappe.  Le paure dei genitori sono normali, ma è importante far sperimentare ai figli, farli confrontare con sé stessi e maturare facendoli diventare sempre più autonomi e responsabili”.

 

Arriva un brutto voto:  meglio non togliere la libertà

A volte sembra l’unica strada: vai male a scuola quindi non esci con gli amici.  “Vietare le uscite dei ragazzi per un brutto voto non è la scelta migliore. Se lo scarso impegno è una costante forse dovremmo ridiscutere con loro la scelta che hanno fatto e farli riflettere sul perché sono passivi e svogliati”, consiglia la psicologa.

“Se invece il quattro in matematica o in latino è legato a un momento di fatica meglio non aumentare la frustrazione togliendo anche la  scarsa libertà di movimento che hanno i ragazzi. Un po’ di distrazione potrebbe contribuire a farli sentire più carichi e rinfrancati”.

 

La tentazione di vedere i figli sempre bambini

Vedere i figli sempre come bambini ci aiuta certo a sentirci più giovani, ma non è sano per loro. “Proviamo a immedesimarci nei ragazzi e a ricordare come ci sentivamo alla loro età, cosa avremmo voluto dai nostri genitori, quali esperienze ci sono mancate e quali sbagli avremmo fatto meglio ad evitare”, conclude Roberta Altieri. “Un esercizio che ci aiuterà senz’altro nella relazione con i figli e con noi stessi come adolescenti di un tempo e oggi adulti”.

 

Adolescenti indipendenti e il racconto delle nostre paure

Quando i moti di indipendenza degli adolescenti ci sembrano troppi e portano a continui litigi possiamo provare a spiegare come ci sentiamo e quali sono i nostri timori. Se condividere le nostre preoccupazioni non ci fa guadagnare l’accettazione dei ragazzi, parlare è un modo efficace per instaurare un dialogo più profondo e trovare compromessi. Che, forse, trovano d’accordo noi e loro.

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