Gemelli eterozogoti maschi. Il racconto di una mamma.

Due gemelli maschi e l’alfabeto della vivacità

Gemelli eterozigoti maschi. Undici anni di vitalità e movimento, di tratti molto simili e temperamenti opposti. Ci sono loro e una mamma che racconta un tempo che prima non c’era e come è passata da una famiglia tutta al femminile ai giochi fisici e spesso scatenati di due figli maschi.

 

Gemelli eterozigoti maschi

Silvia ha la voce dolce, una passione per l’Inghilterra dell’Ottocento, un lavoro da consulente (si occupa degli aspetti economici legati alla gestione delle risorse umane) e una bella dose di sincerità quando descrive gioie e fatiche di essere mamma di due bambini arrivati assieme. Due gemelli maschi eterozigoti che prima di nascere erano in due sacche e in due placente diverse.

 

La gravidanza gemellare è stata una sorpresa

“Ho scoperto della gravidanza gemellare nelle prime settimane. Durante l’ ecografia il ginecologo ripeteva:  qui c’è qualcosa di strano,  poi ci ha comunicato che i bambini erano due. Io e mio marito ci siamo guardati stupiti, anche perché non avevamo altri casi di gemelli in famiglia. Mia madre, che ci aveva accompagnato, da donna molto pratica ha detto subito e ora come facciamo?”.

 

L’attesa dei due neonati e il senso pratico

“Abbiamo cercato di organizzarci il più possibile anche se i primi mesi, un po’ per scaramanzia, nelle nostre giornate di futuri genitori di gemelli c’erano solo visite mediche e controlli. Dopo invece ci siamo dedicati agli aspetti pratici: l’acquisto di lettini, passeggino doppio, vestitini e biberon, cercando di non pensare al carico di lavoro che ci aspettava.

Nonostante i consigli delle amiche, gli articoli letti, i libri ci siamo resi conto che non avevamo un’idea della rivoluzione che ci aspettava con l’arrivo dei piccoli. Non sapere proprio tutto aiuta ad affrontare ogni momento della maternità in modo più sereno, senza preoccuparsi troppo: il dopo deve essere affrontato con serenità ed energia“.

 

La nascita in anticipo dei due piccoli

Per Silvia i giorni in attesa dei gemelli non sono stati semplici. “Ho avuto cinque ricoveri e sono stata due mesi e mezzo in ospedale perché c’era il rischio di un parto prematuro. Avevo contrazioni continue e per questo sono andata in maternità dal terzo mese di gravidanza. 

I gemelli sono nati con parto cesareo alla trentaduesima settimana e sono stati in terapia intensiva. Pesavano un chilo e settecento e un chilo e ottocento grammi: mangiavano ogni ora e mezza, facevano fatica e si stancavano subito. Ricordo il rito del latte, le poppate infinite e tantissimo sonno.

Segnavamo su una tabella tutti gli orari dei pasti dei bimbi, quanto mangiavano e tutti gli integratori che prendevano. Anni fa la abbiamo ritrovata e ci siamo chiesti ma quando dormivamo?“.

 

In famiglia tanta collaborazione

“Mio marito è sempre stato molto presente e, forse, di notte,  i gemelli li ha allattati più lui di me perché riusciva a riaddormentarsi subito. Con due neonati è vitale che la mamma e il papà si possano dare il cambio soprattutto se  sono come i nostri che hanno continuato a mangiare di notte sino a oltre i due anni!

Non abbiamo avuto baby sitter, ma i quattro nonni abitano vicino a noi e ci danno un grande aiuto.  I miei gemelli sono stati i primi nipoti e così gli hanno potuto dedicare tempo e coccole”.

 

Dalla scuola materna sempre in classi separate

I piccoli sono andati all’asilo nido. “In quegli anni facevo parte di un team internazionale e potevamo lavorare da casa tutta la settimana. Una soluzione che mi ha permesso di seguire meglio i bambini e di essere presente quando si ammalavano”.

Dalla scuola materna sino a oggi che frequentano la prima media i gemelli sono sempre stati in classi separate. “Durante una delle tante visite mediche, la neurologa ci ha consigliato di dividerli per permettere a tutt’e due di sviluppare individualità  e costruire amicizie senza contare sulla presenza del fratello“.

 

Nati in coppia e il bisogno di attenzioni da figli unici

Anche perché i gemelli di Silvia vanno d’accordo, ma litigano anche tanto. “Hanno caratteri opposti e complementari. Fin da piccolissimi hanno manifestato il desiderio (e il bisogno) di avere attenzioni da figli unici. Uno è più razionale e serioso, l’altro più giocherellone, parla tanto e lascia poco spazio al fratello che reagisce con stizza e il più delle volte finiscono per azzuffarsi. Sono bambini molto fisici e anche quando giocano spesso finisce tutto con una lotta, soprattutto sul lettone dopo cena”. 

 

La mamma e la passione per la scrittura

Nel tempo libero di Silvia c’è l’amore per la scrittura che ha declinato in tre libri. “I primi due sono nati quando i bimbi erano piccoli e avevo messo in pausa il lavoro. La sera, quando dormivano, cominciavo a scrivere. Nelle acque del passato è frutto della mia passione per l’Inghilterra ottocentesca. Per il secondo, London Lies, mi ha ispirato l’ esperienza nel mondo della consulenza, Quest’anno ho terminato Alla fine dell’arcobaleno. Racconto di donne, prediligo le antieroine e fra i protagonisti ci sono anche due gemelli adolescenti che somigliano tanto ai miei figli”.

 

Da una famiglia tutta al femminile a due figli gemelli maschi

“Avere due figli gemelli eterozigoti maschi mi ha fatto uscire dai miei schemi. Sono nata e cresciuta in una famiglia tutta al femminile, seconda di tre sorelle, e scopro ogni giorno un alfabeto emotivo che non conoscevo.  I gemelli hanno lo stesso modo di giocare, condividono interessi (stravedono per il gioco Fortnite)  e gli amici. Sono molto vivaci: sin da piccoli non facevano il pisolino alla scuola materna e non andrebbero mai a letto.  

Spesso mi comporto con tutt’e due nello stesso modo. In realtà, hanno caratteri molto diversi e dovrei trovare un approccio differente per ognuno, ma non sempre mi viene spontaneo. Però, da economista, apprezzo il risparmio di tempo nella vita di tutti i giorni. I gemelli vanno nella stessa scuola e praticano lo stesso sport. Se confronto i miei spostamenti con quelli di altre mamme con più figli di età diverse mi sento leggera”.

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