Troppe foto dei figli condivise online?
Sharenting: le foto dei figli online. Condivise in ogni momento. Quando ridono, quando saltano sul prato, quando mangiano il gelato. Soli o in compagnia, vestiti a puntino oppure assonnati e in pigiama. C’è da immortalare questi momenti e pubblicarli subito sui social.
Sharenting, le foto dei figli online
Ogni mamma o papà per questa continua diffusione online delle foto dei figli, soprattutto piccoli, ha le sue ragioni, spesso legate alla gratifica dell’approvazione altrui, della visibilità, a volte dal guadagno. Una spinta irresistibile a mostrare agli altri come giocano, cosa dicono, come mangiano i piccoli tesori. Attimi di intimità che escono dal perimetro della famiglia e con un touch diventano di tutti.
Per questo si usa il termine sharenting: viene dagli Stati Uniti e nasce dall’unione delle parole inglesi sharing, condividere, e parenting, genitorialità. Si riferisce proprio all’abitudine di condividere attraverso i social media o altre piattaforme digitali, informazioni e dettagli sulla vita dei figli. Dalle foto ai video, dagli aneddoti sulla vita quotidiana, agli aggiornamenti su febbre e raffreddore ai successi nel calcio, nella danza o nella ginnastica artistica. E tutto senza il consenso chiaro e informato del bambino, con il rischio di danneggiare la sua privacy.
La tentazione e la risposta dei gemelli
In passato, anche io ho sentito il desiderio di mettere online le foto dei miei figli piccoli. Ma loro, due bambini determinati, appena mi vedevano inquadrarli col telefono in mano, mi hanno sempre bloccato. Niente foto mamma, non mettere le nostre facce su Instagram o su Facebook. Se lo fai devi eliminarle subito! Decidiamo noi se vogliamo che ci vedano gli altri. Uniche eccezioni: le immagini di loro due da piccoli quando erano già più grandi. Inteneriti forse dal ricordo, mi hanno fatto arrivare solo deboli proteste.
La privacy dei bambini
La pratica dello sharenting delle foto dei figli online è molto comune, ma fa nascere dubbi e preoccupazioni. Tanto che gli esperti e il Garante della privacy mettono sull’avviso i genitori sulle conseguenze di un mondo spalancato sull’intimità, di una eccessiva sovraesposizione digitale dei figli che li espone a rischi. “La privacy non è un concetto che riguarda solo gli adulti, ma un diritto che coinvolge anche i bambini”, precisa Paola Bosi, avvocato del Foro di Monza, patrocinante in Cassazione ed esperta di diritto di famiglia. “Ci sono molte norme sul tema. Dall’ articolo 31 della Costituzione italiana che “protegge la maternità, l’infanzia e la gioventù, favorendo gli istituti necessari a tale scopo” all’articolo 10 del codice civile. Ancora, la legge sulla privacy e la Convenzione Internazionale su diritti dell’infanzia, dell’adolescenza mette al centro della comunità gli interessi e la dignità del minorenne”.
Il consenso di entrambi i genitori
“In concreto il nostro ordinamento non vieta la pubblicazione, dà i presupposti di legittimità: per diffondere le foto dei figli piccoli ci vuole il consenso di entrambi i genitori”, prosegue Paola Bosi. “Se la madre o il padre sono contrari non può essere diffusa alcuna immagine. Succede spesso quando i genitori si stanno separando, ma si può arrivare anche a una causa autonoma in cui un genitore ottiene dal giudice l’ordine di non rendere pubbliche le foto dei figli. In Francia, invece, su questo tema esiste una legge che tutela i bambini nei confronti i genitori e li sanziona se non rispettano le regole”.
I diritti da rispettare
Un fatto è certo: diffondere online immagini, video e qualsiasi tipo di contenuto che ha per protagonisti i bambini vuol dire costruire a poco a poco un dossier digitale che li riguarda, senza che ne sappiano nulla e senza che abbiano dato il consenso. Bambine e bambini non hanno la maturità psicologica e cognitiva per poter dire la loro né sono consapevoli delle implicazioni di tanta esposizione. C’è anche un numero sempre maggiore di bambini che si ritrova nel mondo digitale ancor prima di nascere: pubblicare immagini di ecografie, raccontare esperienze personali durante la gravidanza e persino attivare indirizzi e-mail e profili di social network per bimbi non ancora nati è un fenomeno in aumento.
I rischi e le conseguenze
Oltre ai temi legali da affrontare, ciò che viene condiviso sui social media, a volte anche molto dettagliato può esporre i bimbi a una serie di pericoli, tra cui le molestie online, il furto di identità digitale e il cyberbullismo. Informazioni personali come gli hobby, le scuole frequentate o le palestre sono dati sensibili perché contengono materiale utile per l’adescamento online, “in alcuni casi si potrebbe rischiare anche la sicurezza fisica dei minori, oltre a provocare loro danni emotivi: immagini e informazioni continueranno a circolare in rete anche quando il bambino crescerà”.
La richiesta di risarcimento
Può capitare che i figli, una volta cresciuti, chiedano conto a madri e padri di tanta sovraesposizione digitale. “Possono farlo già a partire dai quattordici anni, ma di solito capita con la maggiore età”, aggiunge l’avvocato Paola Bosi. “I casi dei figli che denunciano i genitori per l’utilizzo eccessivo delle proprie immagini e chiedono un risarcimento ci sono, anche se ancora poco frequenti ma la consuetudine sembra inarrestabile e solleva questioni fondamentali sui diritti e i rischi dei bambini nella nostra epoca. Fra questi c’è la reputazione digitale dei ragazzi: potrebbe essere compromessa, anche senza intenzione. Una volta online, foto e video sono molto difficili da eliminare”.
L’aspetto psicologico
I pericoli dello sharenting di immagini e video dei figli toccano anche un aspetto psicologico. L’eccessiva esposizione online può avere conseguenze nel tempo quando i bambini crescono e causare problemi di identità o far provare ai bambini diventati adolescenti la sensazione di non avere il pieno controllo sulla propria immagine digitale. Mostrarli troppo sui social media può avere anche effetti sulla salute emotiva e mentale dei bambini. Una volta cresciuti dovranno fare i conti con l’essere, o l’essere stati, esposti in rete e doversi misurare con i commenti delle altre persone, magari in una fascia d’età delicata come l’adolescenza.
Le precauzioni da prendere
Come proteggere i bambini allora? Se l’idea di non pubblicare nulla sembra eccessiva, occorrono un uso più sano e consapevole della tecnologia e molte precauzioni. “Per i bambini piccoli, si dovrebbe cercare di non mettere in evidenza il viso, oppure riprenderli di spalle, coperti o in penombra“, conclude l’avvocato Paola Bosi. È meglio evitare di dare informazioni che consentono di localizzare con precisione dove si trovano i bimbi. Niente post, immagini o video dei piccoli svestiti: c’è un alto rischio che vengano utilizzati da malintenzionati. Le piattaforme su cui si condividono contenuti online hanno fissato delle regole sempre più precise sui minori, anche se troppo spesso non vengono rispettate. E il Garante della privacy raccomanda di non diffondere immagini dei piccoli o di usare tutti gli accorgimenti per evitare che siano usate in modo improprio”.
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Blogger, giornalista, mamma di due gemelli adolescenti. Vedodoppio parla di loro, un po’ di me, dello sguardo sulla vita vista con quattro occhi. Uno spazio dove nascono storie che vogliono diventare esperienze da condividere.
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