L’emozione di stampare le fotografie
Clic. Clic. Clic. Scattare le fotografie dei gemelli? Ogni momento è buono. Stampare le fotografie dei gemelli? Accade poche volte. Frammenti di vita. Momenti unici, attimi fuggenti fissati con una immagine. In posa, col sorriso, a sorpresa.
Da quando sono nati, le istantanee sono migliaia. Foto scattate con il cellulare e con la macchina fotografica. Nelle culle a pochi mesi, mentre dormono nello stesso passeggino, mentre pedalano traballanti in bici, alle feste della scuola, sdentati e sporchi di pappa.
Foto archiviate nelle memorie digitali
Non trovo mai la giornata giusta per scegliere e stampare le fotografie più belle. Quelle dei miei figli sono archiviate, sì, ma nelle memorie digitali grandi e impalpabili, affidate a dischi rigidi, spesso invece fragili. Intanto, continuo a ritrarre con il cellulare e con la macchina compatta che ho comprato da poco, una fotocamera digitale Panasonic. Scatto tranquilla, se il risultato non mi ispira o viene male cancello. Altro clic, via nel cestino.
Eppure, al super potere di fare e disfare una storia digitale manca qualcosa: la forma del ricordo. Perciò ho deciso di mettere ordine e di farmi un regalo: selezionare e fare le stampe delle istantanee del cellulare e quelle della fotocamera.
Nelle immagini c’è un tesoro di emozioni
In quelle cataste (virtuali) di immagini c’è un tesoro di storie, emozioni che voglio rivedere, riprovare, toccare. Da sola, in famiglia, con i miei figli, nei momenti in cui sono triste o molto allegra. Mi arriverà sempre la linfa vitale del ricordo.Come mi capita ogni volta che vado a casa di mia madre. La nonna A ha il culto delle foto, quando racconta una storia ne ha spesso una con sé. Con pazienza certosina ha archiviato le foto stampate del suo passato e dell’infanzia di noi tre figli.
I miei primi anni di vita sono lì, protetti da una copertina di plastica verde in un album per fotografie anni Settanta che mi apre sempre il cuore. Io a tre mesi sul lettone, seduta sul seggiolone, mentre tengo la mia prima forchettina, in punta di piedi mentre cerco di raggiungere l’interruttore, saltellante in cortile mentre gioco a Pincaro. Ci sono foto stampate in bianco e nero, sviluppate su carta Kodak color seppia, altre rosate e un po’ sbiadite. Con la data impressa o annotata a mano a fianco o sul retro. L’effetto è sempre magico.
E ho già visto la felicità dei gemelli, fratello e sorella, quando abbiamo guardato insieme gli scatti della loro prima estate al mare “ma che magliette mi mettevi!” “avevo quei capelli pettinati così? Comunque entusiasti. Come, credo, lo saranno quando dirò, dopo questo post, che ho l’intenzione (stavolta per davvero) di far sviluppare tante altre loro fotografie: un buon numero (venti, cinquanta, chissà…) per ogni anno.
Stampare le fotografie rievoca amori e stupori
Sono certa: stampare le fotografie, toccarle, riguardarle con occhi diversi ogni volta, ci rievoca stupori, amori, allegria, anche noia e fastidio. Certe stampe sono memoria palpabile. Basta sfogliare l’album, aprire una scatola dove le conserviamo, guardare dentro la cornice o nel quadro sulla parete. Se gli attimi sono effimeri, non lo sono le sensazioni che portiamo dentro di noi e possiamo riprovare: un profumo, un colore, una conquista, un’amicizia forte, un legame che non c’è più. Il piacere della vista si allarga agli altri sensi e rende il ricordo ancora più vivo.
Certo, oltre le intenzioni c’è la pratica: mi sono messa all’opera, ho cercato dove stampare le fotografie online e le idee per poterle conservare. Libri, guide online, riviste. Dal sito dell’Afineb, l’Associazione fotografia italiana neonati e bambini, mi sono arrivati molti spunti e anche una guida per arredare con le immagini.
Ora vado a sceglierle. E, tra qualche settimana, chiedetemi a che punto sono!
L’immagine in alto è di Cole Keister.
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Blogger, giornalista, mamma di due gemelli adolescenti. Vedodoppio parla di loro, un po’ di me, dello sguardo sulla vita vista con quattro occhi. Uno spazio dove nascono storie che vogliono diventare esperienze da condividere.
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