Le app per localizzare i figli. Opportunità e rischi

Ti seguo o non ti seguo?

Le app per localizzare i figli. Fra il desiderio di sapere come si muovono, l’apprensione e spesso anche la curiosità.  Sono strumenti utili e delicati che mettono insieme tecnologia, riservatezza, legge, psicologia, fiducia e buon senso.

 

App per localizzare i figli

Di applicazioni per seguire gli spostamenti dei figli ce ne sono tante sia di Apple per i telefoni iPhone sia di Google sui cellulari Android. Si chiamano, fra le altre, Dov’è, Life 360, Qustodio, Google Family link. Ci sono anche gli AirTag di Apple e i tracker Gps che richiedono una sim telefonica.
Facili da installare, consentono di ricevere notifiche e altre informazioni come la carica del telefono. Più delicate da gestire perché mettono insieme tecnologia e rapporti con bambini e adolescenti, vita di famiglia e equilibri da mantenere. Ammetto di averle utilizzate anche io con i miei figli con il doppio effetto di essere sia rassicuranti che portatrici di ansia. Intanto, cosa dice la legge? Siamo autorizzati a utilizzarle?   

 

Il diritto di vigilare

“I genitori possono controllare i movimenti dei figli minorenni con l’utilizzo delle app per localizzarli”,  conferma Paola Bosi, avvocato del Foro di Monza, patrocinante in Cassazione, una lunga esperienza nel diritto di famiglia “Per la legge, sinché ragazze e ragazzi non compiono diciotto anni, mamme e papà hanno il diritto dovere di  educare, vigilare e sono responsabili di ciò che fanno”.  

 

E la tutela dei ragazzi

Certo, come tutti gli strumenti della tecnologia, vanno usate con misura. Il rischio è di consultarle sul telefono in modo compulsivo e di farsi prendere da paure o tentativi di ingerenza eccessivi. 

“Le app vanno viste soprattutto come una forma di tutela nei confronti dei minori e in casi più gravi, come riporta la cronaca, servono anche per prevenire gesti e atti che possono mettere in pericolo la vita di bambini e ragazzi”, aggiunge Paola Bosi. “In ogni caso installandole sul cellulare un genitore non viola la privacy dei figli. La legge non vieta di seguire una persona a piedi, quindi lo si può fare anche attraverso la tecnologia”. 

 

Concordare insieme l’utilizzo

Per installare sul telefono le app per localizzare i figli è opportuno avere il loro consenso: basta un clic per permettere all’altro di poter seguire i propri movimenti grazie al cellulare. Prosegue Paola Bosi: “il sì dei  figli è fondamentale perché ci deve essere sempre un rapporto di fiducia reciproca. Soltanto per motivi estremi o gravi, i genitori possono (e devono) farlo lo stesso”.

 

Nessuna informazione su altre persone

“Può capitare che con le stesse app si ricevano notizie e informazioni su altre persone  che non siano la propria figlia o il proprio figlio, magari gli amici che sono con loro, ma queste non vanno utilizzate né diffuse in nessun modo. Qui che entra in gioco la riservatezza”, precisa l’avvocato Paola Bosi. 

 

Delicatezza e fiducia

Il tutto va bilanciato con tatto e buon senso. I figli non devono sentirsi spiati, i genitori non devono diventare investigatori.  Gli psicologi suggeriscono il controllo a distanza solo per i più piccoli e quando vanno alla scuola media.

Quando i ragazzi escono di casa da soli ci deve essere un patto educativo che non richiede un controllo costante. Altrimenti le app per localizzare i figli diventano strumenti per gestire l’ansia dei genitori. Nessuna regola generale, però. Perché di posizioni e storie ce ne sono infinite. 

Pepite

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