Libro per ragazzi sulle emozioni. Di Umberto Galimberti e Anna Vivarelli.

Il libro che racconta le emozioni ai ragazzi

Un libro per ragazzi sulle emozioni. Un viaggio appassionante nel mondo dei sentimenti per conoscersi meglio, affrontare i tumulti  dell’adolescenza e imparare a cavalcarli. Comprendere l’empatia, l’imbarazzo, la noia per diventare protagonisti del proprio cambiamento, mentre si prendono le misure del mondo per affrontare  il domani.

 

Un libro per ragazzi sulle emozioni

L’inquietudine emotiva è il quotidiano per gli adolescenti non più bambini e non ancora adulti. Insicuri o capricciosi. Spavaldi o timidi, impulsivi o timorosi, malinconici o esuberanti. O tutto questo insieme. Di sicuro abitanti di un tempo in cui la ragione è ancora troppo debole per controllare la forza delle emozioni e sciogliere i conflitti che nascono.

Unica e irripetibile per ogni ragazza e ragazzo, l’adolescenza è un laboratorio di apprendimento nelle relazioni, emotivo e  sociale.  L’educazione sentimentale una  sfida determinante  per la formazione, la crescita  e la scoperta della complessità di ognuno. Esplorare e imparare a dare spazio e contorni alle emozioni è un compito evolutivo importante di questo tumultuoso passaggio di vita.

 

Viaggio per conoscersi e orientarsi

Il libro  Che tempesta! 50 emozioni raccontate ai ragazzi di Umberto Galimberti, filosofo e psicoanalista e Anna Vivarelli, autrice e scrittrice di oltre settanta libri per ragazzi, ha questo intento. Le pagine, scritte in modo chiaro e arricchite da miti, racconti, leggende e spunti letterari, si rivolgono ai bambini e agli adolescenti per addentrarsi nel mondo dei sentimenti e mostrare le sfumature della nostra mente. 

Prima di presentarle una per una, gli autori riflettono sulla risonanza emotiva dei comportamenti dei ragazzi, l’emozione che accompagna le azioni facendole sentire convenienti o sconvenienti e sul ruolo dell’ educazione sentimentale da parte dei genitori che guidi i figli sin da piccoli. E, ancora, su come Internet, i cellulari e i social la comunicazione attraverso i canali digitali incidono sulla vita dei ragazzi e rischiano di cancellare gli aspetti della realtà fisica a favore di quella virtuale.

Qui sei fra le emozioni descritte nel libro.  Ma l’invito è a scoprire tutte le altre.

 

Altruismo. I gesti che fanno sentire meglio

Alcuni scienziati affermano che il vero altruismo non esiste e siamo programmati per pensare solo a noi stessi e aiutiamo gli altri solo se ci è utile per qualche motivo. Siamo tutti egoisti, domandano gli autori? In realtà siamo capaci di compiere gesti che hanno come unico intento aiutare qualcuno, senza che ci sia un vantaggio: chi cede un posto sull’autobus a una persona anziana è altruisti e non ha alcun beneficio. Però il giovamento c’è:  i nerurobiologi sostengono che quando ci impegniamo in un atto di vero altruismo si attivano dentro di noi i centri del piacere: un gesto generoso e altruistico fa sentire meglio. Una ragione valida per non tirarsi indietro.

 

Felicità. Ognuno traccia il suo percorso

La felicità, dice il filosofo Aristotele, è la realizzazione di sé e lo sviluppo delle proprie capacità. Tuttavia, riuscire a comprendere quali materie piace studiare, qual è il lavoro dei sogni, con chi passare la vita è complicato e si può sbagliare strada. Però più si riesce a conoscere sé stessi, più guardiamo dentro di noi, considerando i nostri desideri e le nostre aspirazioni più è possibile allenare e raggiungere la felicità.  Come è scritto anche nella Dichiarazione di indipendenza americana, la felicità è un diritto che appartiene a ogni essere umano e ognuno ha il diritto di perseguirla. “Capire ciò che ci rende felici sembra difficile, e difficile dargli un nome e una faccia. Più che un’emozione sembra un viaggio verso un traguardo che sembra spostarsi continuamente, un sentiero pieno di ostacoli che ognuno deve tracciare per sé e non accettare che venga disegnato da altri”.

 

Gratitudine. Uno scambio che fa stare bene

“È un sentimento che comporta affetto verso chi ci ha fatto del bene e, insieme, desiderio di ricambiare. Dunque è anche ricordo e premura”.  A volte non si riesce a dimostrarla subito e occorre accoglierla dentro di sé e aspettare che si presenti una buona occasione. La gratitudine richiede attenzione e capacità di ascoltare gli altri: riconoscere il lavoro, la gentilezza e il tempo che ci viene dedicato è il primo passo. Però è altrettanto importante dimostrare la propria gratitudine, ricambiando e restituendo un po’ di quello che si è ricevuto. Essere riconoscenti è contagioso: le relazioni e gli scambi fra le persone producono benessere. Lo scriveva anche il filosofo romano Seneca in una delle lettere indirizzate all’amico Lucillo: mostrare gratitudine è un bene più per te che per l’altro. E fa avvicjnare alla felicità. L

 

Malinconia. Può regalare una sensibilità diversa

È un malessere diffuso, un’insoddisfazione che ci coinvolge, a volte senza che sia capitato niente di brutto o spiacevole.  È sempre da rifuggire? Grazie a questo stato d’animo sono nati molti capolavori: poesie, romanzi, dipinti famosi. “È meglio provare a distrarsi, però se a volte la malinconia ci sfiora è bene sapere che questo sottile malessere porta con sé anche qualcosa di buono, regala una sensibilità diversa più delicata e profonda di quella con cui di solito si affrontano le giornate. È importante reagire se la malinconia ci blocca nella rassegnazione, se ogni tanto ci sfiora, teniamo gli occhiali scuri sul naso il mondo appare più fosco, ma anche ricco di sfumature e nuove prospettive. Esistono libri meravigliosi che lasciano dentro una lieve malinconia. Pare strano, ma sono fra quelli che si ricordano meglio”.

 

Speranza. Riempie di senso le giornate

“La speranza ha a che fare con il tempo, è una proiezione fiduciosa nel futuro. È diversa dall’attesa perché siamo spinti a fare qualcosa perché si realizzi e a partecipare al cambiamento”. Se da bambini si spera di diventare come il supereroe preferito, con gli anni le speranze diventano più realistiche. Tutti sperano in qualcosa è ciò rende vivi e attivi . Si potrebbe obiettare che coltivando ogni giorno la speranza che il futuro cambi in meglio si perde di vista la realtà. “Ma in realtà la speranza non è solo illusione se si costruisce nel presente  se si lavora con la mente e con le azioni perché diventi il nostro futuro“. La speranza non è, come si legge nel libro per ragazzi sulle emozioni, il biglietto della lotteria che ci renderà milionari, ma un insieme di sogni, aspirazioni e desideri che si prova a costruire con forza e riempiono di senso le giornate, indicando una direzione da seguire.

 

Testardaggine. A volte, è paura del cambiamento

È un atteggiamento comune nella giovane età: ciò che conta è la volontà di affermazione. “Significa chiudere gli occhi a prospettive differenti e le orecchie alle opinioni degli altri. Da non confondere con tenacia e perseveranza: tener fede a un impegno con assiduità nello studio o nel lavoro non vuol dire rimanere fermi nelle proprie idee rifiutando ogni alternativa”.  Spesso chi è testardo ha paura del cambiamento, altre volte c’è il desiderio di prevalere. “Si può immaginare la testardaggine come un tunnel poco illuminato,  imboccato senza sapere bene il perché. Tutti commettono errori, o a volte si crede in un’idea che poi si rivela falsa. Ma la realtà intorno a noi cambia, si scoprono punti di vista differenti e dovremmo imparare ad adattarci ai mutamenti”.

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