Rifiuto della scuola. Primi passi per intervenire.

Oggi non vado a scuola

Il rifiuto della scuola. La rinuncia a seguire le lezioni, essere parte di una classe, di un gruppo di una comunità. Che ogni giorno si incontra, impara, ride, fatica, cresce in quell’isola salvifica e indispensabile che è il mondo scolastico.

 

Il rifiuto della scuola

Balzare, marinare, fare filone, fare sega, fare vela, come dicevamo quando andavo  al liceo dice.  Negli annii scolastici è capitato a tutti di non volere stare in classe per un giorno o anche più. In certi casi, però, per alcuni ragazzi non si tratta di saltare le lezioni per andare in giro con un nuovo amore,  evitare l’interrogazione di fisica, la verifica di latino o fare nuovi video da pubblicare sui  social. Quello che si avverte è un rifiuto, un allontanamento dalla scuola il più delle volte senza riuscire a dare una spiegazione.

La  pandemia, i lunghi mesi di lockdown, l’interruzione brusca delle relazioni con i compagni sono stati critici e faticosi tanto da provocare malessere e disagio legati alla scuola. E, confermano i numeri, sono in aumento gli adolescenti che si allontanano dalla scuola senza un perché apparente e quelli che hanno perso fiducia nella vita scolastica come luogo di incontro

 

Un disagio da ascoltare

Una situazione delicata: non ci sono istruzioni certe da seguire e questo articolo non contiene consigli e avvertenze, ma condivide riflessioni, piccoli tentativi, osservazione, tanto ascolto. Certo, padri e madri vorrebbero una soluzione rapida: spingere i ragazzi fuori di casa per superare quel cancello della scuola,  ma non sempre con l’insistenza il risultato è garantito, se non magari per un giorno. Una vittoria temporanea.

Meglio andare per gradi e ricordare come sottolinea Lorenzo Braina, educatore e divulgatore pedagogico, che “ogni atto educativo, anche in questo caso, ha senso nel contesto, nella storia della ragazza o del ragazzo che vive il disagio e in quello della sua famiglia”.    

 

Capire cosa capita a scuola

Di sicuro, se un ragazzo non vuole andare a scuola  è importante comprendere bene cosa succede in classe. Chiedere con tatto, indagare con discrezione, stare attenti a tutti i segnali, compresi mal di pancia e mal di testa. Il registro elettronico parla del profitto e delle assenze, ma c’è dell’altro. Possono capitare episodi di prevaricazione, incomprensioni con gli insegnanti, il disaccordo con le compagne e i compagni, un ambiente in cui non ci si sente accettati e accolti.

Anche se agli adulti sembra poca cosa meglio non minimizzare né ingigantire gli episodi accaduti, nemmeno reagire d’impulso con commenti e giudizi sull’onda delle emozioni. Le parole di un adulto arrivano dritte e rimangono nel cuore e nella testa dei ragazzi più di quanto immaginiamo.  

 

Parlare con gli insegnanti

Un passo importante per i genitori è stabilire un contatto con gli insegnanti del ragazzo, primo fra tutti il coordinatore di classe.  Quando ha esperienza e sensibilità  può essere d’aiuto all’adolescente e alla famiglia,  offrire consigli validi su quali comportamenti tenere nei confronti della scuola, anche in caso di scarsa frequenza.  In alcuni casi, in accordo con i genitori, può intervenire  di persona per rassicurare la ragazza o il ragazzo, con una videochiamata, una mail, una telefonata.

 

Valutare l’indirizzo scelto

Dall’ascolto della ragazza o del ragazzo e dal colloquio con i professori si può verificare se una delle cause del disagio è il tipo di indirizzo della scuola. Studi latino e greco scelti per sbaglio o superficialità, un istituto tecnico zeppo di materie pratiche che non interessano, un liceo artistico iniziato per caso e senza aver voglia di prendere una matita in mano.

In questi casi c’è la possibilità di cambiare percorso di studi grazie alle passerelle scolastiche previste dalla legge. Basta informarsi su termini e modalità sia nella scuola in cui l’adolescente è iscritto sia in quella che vorrebbe frequentare e poi chiedere documenti e nulla osta.   

A volte le difficoltà e i disagi nascono nella classe frequentata:  a volte è consentito chiedere al dirigente scolastico di cambiare sezione anche nello stesso istituto. A patto che continuare a vedere  compagni e insegnanti della vecchia classe non crei altro imbarazzo.  

 

Se il periodo di assenza si prolunga

Se il periodo di assenza da scuola del ragazzo si prolunga troppo è meglio chiedere l’intervento di uno specialista prima che il rifiuto diventi una fobia.  Un professionista che riesca a stabilire con l’adolescente una buona comunicazione saprà aiutarlo a individuare le cause del rifiuto della scuola e aiutarlo a ritrovare la motivazione alla frequenza delle lezioni e allo studio.

Anche in questo caso non ci sono regole. Per alcuni ragazzi bastano pochi colloqui chiarificatori, per altri ci vuole più tempo per ricostruire il rapporto di fiducia con la scuola e con sé stessi. In adolescenza, terreno fragile e movimentato, tutto si modifica e si evolve. Anche i grovigli di inquietudine.  

Pepite

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