Riflessioni su Wonder, il libro

I regali di Wonder

Riflessioni su Wonder. “Ci hanno consigliato di leggere Wonder: andiamo in libreria a comprarlo?” “Ecco c’è il tema su Wonder da fare: sto pensando a tutto quello che scriverò”. Wonder,  caso letterario degli ultimi anni, scritto da J.R. Palacio e pubblicato in Italia da Giunti, in casa nostra è entrato così. Un libro proposto a mia figlia dalle insegnanti, da leggere bene e tutto poi da riassumere e, infine, da commentare.

 

Riflessioni su Wonder

È il diario di August, Auggie come viene chiamato dai suoi cari, un bambino appassionato di Guerre Stellari, nato con una sindrome che lascia il corpo intatto e deforma il viso, ed è il diario della sua famiglia alle prese con la vita, la quotidianità, le sue gioie e le sue asprezze.

Incuriosita, affascinata lo ho letto subito anch’io. Ci ho messo poco a innamorarmi della storia. Mi ha conquistata, commossa e mi ha regalato tanti spunti per riflettere. Per questo ho cominciato a consigliare il libro a quante più persone possibile e sono sempre più convinta che tutti dovrebbero conoscerlo bene: bambini,  ragazzi e anche noi adulti. Ecco perché.

 

Una storia di inclusione riuscita

Perché quella di Auggie, Wonder, è una storia di inclusione a scuola, faticosa, ma riuscita.  È il racconto di una disabilità raccontata in maniera diretta e semplice senza pietismi, anzi con molti guizzi di ironia: si può ridere anche di qualcosa che non è perfetto. Si può trovare il proprio posto nel mondo grazie alla simpatia, al coraggio, alle capacità che abbiamo in dote.

Quando August si iscrive in prima media e va a scuola per la prima volta ha il timore di superare il cancello: non vuole togliersi il casco da astronauta che indossa per non impaurire chi gli sta vicino.

All’inizio nessuno vuole stare con lui. Anzi, i bambini si tengono proprio a distanza. Poi qualcuno allunga lo sguardo oltre l’apparenza che un po’ fa paura e cominciano i successi. Il compagno Jack Will che va a giocare a casa di August e studia scienze con lui, la riccioluta e deliziosa Summer si siede alla mensa di fronte a August che mangia in modo strano  perché ha avuto diverse operazioni alla bocca. Gli altri compagni che alla gita scolastica gli dicono “Ciao Auggie, ci vediamo domani” .

 

L’amicizia salvifica dei bambini

C’è, in questa storia, l’amicizia limpida e salvifica dei bambini pronti ad aprire il loro mondo. Jack Will, un bimbetto vispo e sensibile, prova a conoscere Auggie e interrompe la catena dell’esclusione. La sua mano tesa verso il nuovo compagno mette in discussione il comportamento degli altri e dà il via felice a tanti altri comportamenti positivi. A dimostrare che il mondo dei bambini è aperto e disponibile  e sta a noi adulti, noi genitori fare in modo che la porta rimanga sempre aperta.

 

Le parole vanno usate con cura

Wonder ci insegna anche che le parole vanno usate con molta cura perché ferire una persona è una cosa seria e fa vedere cosa si prova quando ciò accade. È l’invito ad andare oltre l’apparenza, a conoscere senza prima giudicare chi sembra diverso. È la conferma che si può sbagliare, ma ciò che conta è saper chiedere scusa e rimediare.

 

La mamma e la spinta verso la vita

Il film, un cast speciale con Julia Roberts, Owen  Wilson e il piccolo Jacob Tremblay, mi ha toccato e ispirato altri pensieri.  Guardando le scene al cinema ho visto che la storia racconta anche di affetti familiari solidi che aiutano e accompagnano Auggie ad affrontare le difficoltà di tutti i giorni, spesso crudeli per un bambino come lui. “Non puoi nasconderti se sei nato per emergere”, gli dice la sorella Olivia.

E poi c’è la madre, una donna forte che ogni giorno combatte una battaglia, uno sguardo spaventato o impietosito, a volte parole crudeli e offensive. La mamma decide che il bambino, rimasto a casa sino a dieci anni, deve iscriversi in prima media e affrontare la vita insieme agli altri e gli trasmette la sua forza, il suo entusiasmo per la vita e la voglia di farne parte portando ognuno i suoi talenti.

 

Il potere della gentilezza

A legare tutto, il potere della gentilezza, una cosa semplice in fondo, eppure spesso trascurata, dimenticata, sottovalutata. Che invece va praticata, riscoperta, insegnata. E, provare per credere, è pure contagiosa.

La mamma esorta Auggie a essere gentile, con la natura, con gli altri, con tutti perché, gli dice, “se qualcuno si comporta in modo piccolo con te, tocca a te essere grande anche per lui”.

 

Un libro che emoziona, fa ridere e piangere

Perciò, se ancora non lo avete fatto, leggete Wonder, fatelo leggere e andate con i ragazzi a vedere il film. Non c’è tristezza, c’è invece la capacità di parlare di un tema impegnativo con tatto e delicatezza. Ci si emoziona, si piange, si ride. Di sicuro, si avverte una voglia contagiosa di essere gentili e ci si esalta anche un po’ a sentire che “ognuno dovrebbe ricevere una standing ovation almeno una volta nella vita”.

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