Adolescenza. Guida per affrontarla.

Adolescenza, una guida per affrontarla

Adolescenza, i passaggi per provare a comprendere un’età di sogni e smarrimenti, paure e rivoluzioni. Un momento di slanci e scompiglio che procede per assoluti, facendo slalom fra le emozioni e le sfide per attraversare il territorio nuovo e stupefacente per diventare adulti.

Un percorso verso il futuro


Trasgressivi e felici, inquieti e a volte solitari, i giorni dell’adolescenza non si fanno racchiudere con facilità in un blocco di parole. Ci sono però i vissuti comuni, le tappe inevitabili, i momenti che segnano per tutti, ragazze e ragazzi, la fine dell’infanzia verso una nuova stagione che ha l’energia della vita giovane, i difetti impazienti, il disagio e l’incertezza di ogni nuovo inizio. Qui, una piccola guida delle tappe, delle emozioni, conosciute, vissute e ascoltate, anche da me con i miei figli gemelli fra tutti.

 

I cambiamenti

L’adolescenza è un viaggio di trasformazione, di cambiamenti e di compiti evolutivi da svolgere. ll corpo si modifica, a volte molto in fretta, e capita che ragazze e ragazzi facciano fatica a sentirsi a proprio agio dentro a nuove forme e alla maturità sessuale.
I cambiamenti riguardano anche il cervello, la corteccia frontale e prefrontale che sono coinvolte nel controllo degli impulsi, nella regolazione delle emozioni, nella capacità di scegliere e prevedere le conseguenze dei comportamenti.
Ai cambiamenti dell’adolescenza che riguardano il corpo, si aggiungono quelli cognitivi: si modifica il modo di osservare e riflettere. Si definiscono la capacità introspettiva e la capacità di giudizio: il modo di pensare non è più come quello dei bambini, legato a ciò che viene sperimentato nella realtà, ma si arricchisce di riflessioni sul sé e sulla vita. Inizia una nuova dimensione di progetti che diventano scelte e impegni. Si fa strada il bisogno di autorealizzarsi, di prendere decisioni e di poterle cambiare. 

Sul piano psicologico si modifica il rapporto con i coetanei: la trasformazione del corpo e gli interessi sessuali spingono a stabilire nuove relazioni fuori dalla famiglia. La percezione del corpo è molto influenzata dal parere degli altri. I diversi ruoli, in famiglia, a scuola, nello sport, nelle amicizie coinvolgono ogni adolescente a cambiamenti continui in cui provare a ritrovare la coerenza di sé. Le emozioni in questa stagione della vita sono in continua oscillazione e si passa in fretta dalla rabbia alla tristezza. Il bisogno di separarsi e rendersi autonomi dai genitori crea conflitti, spesso accesi. La ribellione alle regole dei genitori si accompagna alla voglia di affermarsi, a volte anche correndo dei rischi.

 

Le paure

Gli adolescenti si confrontano con le paure legate all’ambiente in cui vivono, al gruppo degli amici e dei compagni di scuola, alla scoperta di un corpo nuovo. Il cambiamento fa paura, soprattutto se accompagnato dalla sensazione di non saperlo gestire. Stato d’animo che non sempre viene alleviato dalle parole rassicuranti dei genitori o degli amici perché trasformarsi fa vivere una solitudine difficile a volte da condividere.
La metamorfosi di sé e la sensazione di solitudine possono portare gli adolescenti anche a una paura delle responsabilità. Se alcuni ragazzi le accettano e le affrontano quasi come fossero già adulti, per altri sono da evitare perché riportano al mondo degli adulti. E il rifiuto delle responsabilità può manifestarsi nella sfida alla paura con comportamenti rischiosi. Sono prove in cui l’adolescente stimola il timore per dimostrare che non è soltanto un sentimento che blocca, ma una sensazione corporea che conosce e può controllare.
Nel territorio incerto dell’adolescenza, fatto di mondi nuovi e immaginari da esplorare, c’è il timore del giudizio degli altri. Che vuol dire fatica nelle relazioni, difficoltà di esporsi e mostrare idee e pensieri. E, a volte, i ragazzi preferiscono non esprimersi pur di evitare una valutazione negativa.

Il ruolo degli adulti? Possono aiutare i ragazzi a riconoscere i filtri con cui si osserva il mondo e a esprimere le proprie paure senza vergogna. In questa età è normale non piacersi e sentirsi fuori posto perché ci vuole tempo per assorbire tutti i cambiamenti e affrontare la vita dei giorni con più consapevolezza e sicurezza.

 

 

La sessualità

L’adolescenza è il momento della trasformazione del corpo e, per molti, delle prime esperienze sessuali. Lo sviluppo puberale avviene con tempi diversi per ragazze e ragazzi: il confronto con amici e coetanei non è sempre facile perché ognuno ha tempi di maturazione fisica diversi: l’ adolescente può sentirsi a disagio se cresce prima dei coetanei, ma anche se fra le amiche e gli amici è l’ultima o l’ultimo a mostrare i segni della crescita.
La sessualità è  un momento di prova per ragazze e ragazzi che rispondono a sollecitazioni fisiche, a condizionamenti culturali e sociali, all’educazione della famiglia  e all’ambiente in cui crescono e vivono. Gli approcci sessuali possono rassicurare l’ identità degli adolescenti ed essere un modo di affermarsi nella relazione con gli altri.
I social network hanno reso questi passaggi più liberi ed espliciti, ma parlarne in modo aperto non si traduce solo in confidenza e serenità. Rivelazione ed evoluzione, attrazione e, nello stesso tempo, incertezza e agitazione. Un’ altalena di emozioni che si esprime in comportamenti a volte audaci e che porta a sperimentare esperienze coinvolgenti che provocano turbamenti e confusione.

Gli adulti hanno un ruolo essenziale perché a loro, a noi, spetta il compito di essere disponibili a un dialogo intimo che possa far vivere la sessualità in modo sereno e chiarire dubbi e paure.
Educare alla sessualità non vuol dire solo dare informazioni, ma parlare di relazioni, rispetto e di come riconoscere le emozioni. Ai genitori il compito di ascoltare e accogliere punti di vista diversi dai propri, pur mantenendo i propri valori e un atteggiamento adulto. Essere rigidi di fronte a idee che non condividiamo allontana i ragazzi e rende la comunicazione molto complicata. L’educazione alla sessualità, sostengono educatori e psicologi, dovrebbe cominciare sin da quando i figli sono piccoli. Un dialogo e un confronto sulla sessualità con i giovani adolescenti risulta molto difficile se non è mai stato affrontato prima.

 

Gli amori

Adolescenza vuol dire anche innamoramento: tutte le esperienze di incontro dell’altro contribuiscono a definire l’identità della persona. L’ amore è un sentimento necessario per vivere appieno il momento evolutivo e ha un ruolo centrale verso l’autonomia e l’indipendenza emotiva dai genitori. Le emozioni intense permettono di sentirsi completi grazie all’altra o all’altro.
Con l’amore i ragazzi sperimentano sé stessi in un campo che non è più quello delle amicizie e delle relazioni familiari. Mettono alla prova la propria capacità di attrarre l’altro in una dimensione affettiva che ha un’inevitabile componente sessuale, indipendentemente da quanto la sessualità verrà poi agita in concreto in queste prime esperienze.
L’innamoramento è uno degli stimoli più potenti per cercare sé stessi e la propria dimensione al di fuori della famiglia, quindi una forte spinta a crescere e a costruire la propria autonomia. Si inizia dai piccoli flirt a capire cosa si cerca nell’altro, cosa non si vuole, quanto si è disposti a mettersi in gioco nella relazione, quanto si riesce a mettere da parte sé stessi per diventare due. 

Se l’amore finisce o dà qualche delusione può accadere che i ragazzi sentano il bisogno di parlarne anche con i genitori. È importante mostrarsi vicini, senza imporre il proprio punto di vista. Ben venga se vogliono confidarsi: è bello potersi confrontare con i figli e vedere insieme come le tappe della vita si percorrono tutto sommato in modo simile, nonostante le differenze. Mai sminuire o criticare la loro esperienza, sempre porsi un passo indietro e disponibili al dialogo.Sono esperienze che, se affrontare in modo adeguato, permettono ai ragazzi di imparare a superare le difficoltà e a crescere.

La scuola

L’adolescenza è un’età di potenzialità e opportunità, una porta aperta sulle personalità in costruzione dove tutto viene messo in discussione. La scuola ha un ruolo centrale per la costruzione dell’identità cognitiva, emotiva, sociale e culturale dei ragazzi. Per le amicizie, le relazioni con i pari, la sperimentazione di sé fuori dalla famiglia. A scuola si intrecciano le trasformazioni del corpo, le nuove conoscenze, le richieste di insegnanti e genitori, il confronto continuo con i pari e con le aspettative degli adulti.
Il periodo della scuola può essere molto felice, un luogo centrale per la definizione del carattere, per la formazione della personalità e del sapere, ma anche teatro di malessere, di poca voglia di studiare, di insoddisfazioni e insuccessi che spingono gli adolescenti al rifiuto di frequentare le lezioni, lo studio o a sentirsi sempre fuori posto, sino ad allontanarsi e a lasciare il percorso di studi.
Una situazione delicata che richiede tempo, ascolto e comprensione. È importante capire cosa succede in classe, chiedere con tatto, indagare con discrezione, stare attenti a tutti i segnali, compresi mal di pancia e mal di testa. Il registro elettronico parla del profitto e delle assenze, ma c’è dell’altro. Possono capitare episodi di prevaricazione, incomprensioni con gli insegnanti, il disaccordo con le compagne e i compagni, un ambiente in cui non ci si sente accettati e accolti. Anche se agli adulti sembra poca cosa meglio non minimizzare né ingigantire gli episodi accaduti, nemmeno reagire d’impulso con commenti e giudizi sull’onda delle emozioni. Le parole di un adulto arrivano dritte e rimangono nel cuore e nella testa dei ragazzi più di quanto immaginiamo.

 

Il cellulare

Il telefono cellulare, lo smartphone, è uno dei migliori amici dei ragazzi. Irrinunciabile, inseparabile, osteggiato e oggi più che mai oggetto di attenzione e preoccupazione da parte di psicologi e pedagogisti che nelle ultime settimane sono intervenuti nel dibattito pubblico con una proposta: vietare l’uso dello smartphone prima dei quattordici anni e quello dei social prima dei sedici.

“Uno dei principali danni che può fare lo smartphone è portarli all’isolamento”, sostiene il pedagogista Daniele Novara. “L’uso costante del cellulare può sottrarre bambini e ragazzi all’incontro, agli abbracci e ai litigi e alla frustrazione di dover negoziare con gli altri molti aspetti della vita. La conseguenza è l’alienazione, sotto tutti i punti di vista”. Da qui l’appello firmato con lo psicoterapeuta Alberto Pellai e approvato da attrici, attori e registi, di vietare il cellulare ai ragazzi sotto i quattordici e i social agli adolescenti sotto i sedici”.

Intanto, il dibattito è sempre acceso e il cellulare sempre in mano agli adolescenti. Perché, come sostiene lo psicoterapeuta Matteo Lancini, quella degli adolescenti di oggi non è una generazione che si sente sola in Internet, ma va su Internet anche grazie allo smartphone per sentirsi meno sola. “Le iniziative che puntano sulla proibizione dei consumi in adolescenza sono da sempre fallimentari, tanto più quello non attuabili come il consumo di Internet. Senza sei impossibilitato a realizzare te stesso oggi e nel futuro. Solo prevenzione, educazione e relazione aiutano i ragazzi”. Più educazione al digitale, meno limiti, regole e controllo.

Pepite

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